Sono passati più di 20 anni da quando un gruppo di ragazzi bolognesi invadeva la scena musicale di fine anni 90 con la loro hit “50 Special: stiamo parlando dei Luna Pop con il loro frontman Cesare Cremonini. (clicca qui per leggere che fine ha fatto il resto del gruppo)

Il cantante ha lasciato una lunga intervista al Corriere.it in cui ha ripercorso la sua vita e la sua carriera partendo dagli esordi. Proprio da qui prendiamo un piccolo estratto: 

Qual è invece il suo primo ricordo pubblico?

«La mia generazione si affacciò sulla scena con la caduta del Muro, suggellata l’anno dopo dal concerto di Roger Waters, che canta The Wall a Berlino. Ci pareva di ascoltare la musica del mondo; con Mtv che raccoglieva questi messaggi e li portava nelle case di tutti i ragazzi della mia età. Nacque allora il desiderio di offrirmi agli altri, di affrontare la vita a spalle larghe e petto in fuori».

(Clicca qui per leggere quanto valse il primo assegno staccato)

I suoi si separarono.

«Papà era uscito di casa. Trovai mamma che piangeva, chiesi perché. Rispose: è un segreto. Dissi: se ti fa piangere, lascialo. Il giorno dopo lo lasciò. Era andata la notte sui colli, per restare un po’ sola, e aveva deciso di cambiare la sua vita. Ora abbiamo un rapporto meraviglioso».

Il successo arrivò prestissimo: a 19 anni, con 50 Special. «…Squerez?» è l’album di una band più venduto nella storia della musica italiana.

«Passai dalle feste liceali ai palasport. Come leader dei Lùnapop mi spettava appena l’1% degli incassi; mi arrivò lo stesso un assegno da 60 milioni. Fu una soddisfazione andare alla Carisbo, dall’impiegata che mi chiedeva insistentemente di rientrare: “Il suo conto è in rosso, dovremo chiuderlo!”. Le mostrai l’assegno: “Lo chiuda pure, cambierò banca”. Uscì il direttore a inseguirmi. Invano».

«Vespe truccate, Anni Sessanta…».

«Credo che il segreto di quella canzone sia nelle prime quattro parole, nell’assenza degli articoli. Negli Anni 90 coltivavamo il gusto del retrò: avevamo i cantautori, che sono immortali, ma anche i Beatles e i Beach Boys. La nostalgia più profonda è per quello che non si è vissuto. Fu un’epoca straordinaria, in cui sono nati i fenomeni che restano i protagonisti ancora oggi, da Fiorello a Jovanotti. E poi mi piaceva scrivere il rock in italiano. Per questo in tv ci siamo trovati bene con Celentano, insieme abbiamo cantato La Festa, una canzone degli anni 60: “Dai attacca il giradischi…».

FONTE CORRIERE