Jerry Calà e Guido Nicheli, alias il Dogui, è un connubio perfetto del cinema italiano degli anni 80. Da Vacanze di Natale a Sapore di Mare fino all’ultimo film Vita Smeralda, nel 2006 prima della scomparsa dell’attore milanese. 

Jerry Calà l’ha voluto ricordare in uno dei suoi post su Facebook durante la quarantena, presi dal suo libro Una Vita da Libidine, in cui ricorda proprio il suo amico durante le riprese di Professione Vacanze e appunto “Vita Smeralda”, l’ultimo film del Dogui. 

Siete pronti? Il martedì e venerdì come di consueto vi regalo un capitolo del mio libro #unavitadalibidine 13 Monopoli…

Pubblicato da Jerry Calà su Venerdì 24 aprile 2020

Nel cast coinvolsi i miei amici, primo tra tutti il mitico Zampetti, Guido Nicheli. Abbiamo lavorato spesso insieme, il grande Dogui e io, e lui era sempre quello che stava sopra di me, il mio spauracchio, il mio superiore, il cumenda che pretende o, come in Yuppies, il mio direttore. Tra noi c’era un’intesa automatica nella recitazione. Guido è stato uno dei più grandi caratteristi italiani, benché sfruttato poco per colpa del solito snobismo cineromano. Nell’ambiente dei cinematografari terrazzari c’è sempre qualcuno che prima o poi, quando sente un nome, dice: «No, quello basta, è morto», e gli altri gli vanno dietro.
Io sono contento di aver permesso al Dogui di fare un’ultima interpretazione poco prima della sua scomparsa. In Vita Smeralda – film del 2006 da me diretto e interpretato – faceva il capitano di una barca che io noleggiavo per ospitarvi un russo così casinista da far degenerare la situazione. E, ancora una volta, Guido se la prendeva con me!
Eravamo davvero molto amici, e ci frequentavamo spesso. Lui aveva una filosofia particolare: tutti gli esseri umani sono animali e lui è il pesce-pilota. Era un grande quando stilava la sua classifica delle cose più importanti: al primo posto la mamma, al secondo gli spaghetti.

Lo stesso Jerry Calà ha poi continuato parlando della sua interpretazione

Da lui hanno attinto e rubacchiato tantissimi comici dell’area nordica (me compreso), perché il Dogui a cena dispensava battute che venivano poi copiate da chi le orecchiava. Il suo particolare modo di parlare ha ispirato buona parte della Milano del cabaret.
Eppure Nicheli non nasceva come attore, ma come rappresentante di liquori. Per questo girava per i locali e lo conoscevano ovunque. Passava anche al Derby, e anche lì snocciolava le sue pillole di filosofia sugli uomini-animali, finché gli altri cabarettisti, divertiti dal suo modo di fare, lo convinsero a salire sul palco. Dogui accettò e da lì cominciò la sua carriera. Oggi che non c’è più, Guido ha legioni di fan adoranti in rete. È un bel modo per ricordarlo.