Mery per sempre è un film del 1989 diretto da Marco Risi. Ispirato dall’omonimo romanzo di Aurelio Grimaldi, il film è ambientato in un carcere minorile palermitano. Il titolo prende spunto dalla storia di Mery Libassi, una transessuale che esercita prostituzione che viene arrestata per aver ferito un suo cliente. La pellicola vinse l’Efebo d’oro nel 1989 come miglior regia e il Ciak d’oro nel 1990 come miglior film. Nel cast troviamo, tra i tanti attori, Michele Placido, Claudio Amendola e Francesco Benigno, la pellicola ha avuto anche un sequel: Ragazzi fuori, del 1990, diretto nuovamente da Marco Risi.

IL FILM

Il carcere, ricostruito in un ex colonia abbandonata di Ostia, è la scuola della violenza, del ricatto, del sopruso, di una maturità che significa solo essere trasferiti all’Ucciardone, con i criminali adulti. Marco Terzi (interpretato da Michele Placido) arriva in questa scuola pieno di entusiasmo e di illusioni, ma passate solo poche settimane, il protagonista assiste ai pestaggi, alle minacce, alle provocazioni e tenta di opporsi, coraggiosamente, con lezioni sulla mafia, con discorsi chiari e appassionati, ma molte sue convinzioni e certezze si scontrano contro una realtà feroce. Il film tratteggia un diario dell’esperienza del protagonista ricomponendo in collage le tante vite perse, tante piccole storie di una generazione bruciata e senza un futuro. Intorno alla figura dell’insegnante qualcuno diventa padre, qualcuno muore, e tutti sono condannati ad essere abbandonati in silenzio. Ci sono poi Carmelo, Antonino, Matteo, Giovanni (detto “King Kong”), Claudio, che è appena entrato, Pietro, arrestato dopo un inseguimento nella Vucciria per fare un regalo alla sua ragazza, e Mery, una transgender che per soldi si prostituisce e che si innamora di lui. Poco alla volta, il professore riesce a conquistare tutti i ragazzi della quarta elementare, sia sul piano umano che sociale, diventando loro amico anche al di fuori delle ore di lezione, cosa che lo allontana però dalle simpatie del direttore, che lo accusa di interessarsi di cose che non gli competono.

Ecco due curiosità importanti che abbiamo trovato:

Il film salvò la vita a Francesco Benigno

In un’intervista di un anno fa Francesco Benigno, che interpretava Natale, raccontò di come fu scritturato per il film, il suo primo, dopo un infanzia e un’adolescenza molto difficile. 

“Vivevo per strada ho dormito dappertutto, treni, stazione e sopratutto in un edificio dove si rifugiavano tutti gli scappati di casa. Per vivere e comprarmi da mangiare ho commesso anche dei furti, finendo in galera. Proprio in carcere ho incontrato un amico che mi ha portato a casa sua, adottando. Ancora oggi li considero la mia famiglia. 

Su “Mery per Sempre invece:

“Non ero andato per fare il provino, ma per accompagnare un amico che doveva essere visto per la seconda volta. Eravamo in un’emittente palermitana e mentre lo aspettavo, mi dicono: ‘già che sei qua fai anche tu il provino. Lo feci e mi scritturarono. Inizialmente dovevo interpretare il personaggio di Amendola, solo che poi mi diedero la parte Natale. Poi il film andò a Venezia”

Claudio Amendola si fece aiutare da Tony Sperandeo per imparare il dialetto siciliano

Per interpretare il ruolo di Pietro, Claudio Amendola ha dovuto imparare il dialetto siciliano e questo non è stato affatto semplice. Il regista Risi, nella reunion per i 30 anni del film ha detto:

“Non posso dimenticare Claudio Amendola, romano, unico attore professionista tra i giovani componenti del cast, che si è dovuto misurare nel giro di poche settimane con lo scoglio del dialetto siciliano. Ad un certo punto fui io stesso ad avvertirlo: “O ti cali bene e velocemente nella parte di Pietro, o troviamo subito un attore qui a Palermo che possa sostituirti”. Quella di Amendola fu poi “un’interpretazione riuscitissima”.

Lo stesso attore, in un’intervista rilasciata a Film.it, raccontò invece di come imparò il dialetto palermitano grazie anche all’aiuto di Tony Sperandeo, che nella pellicola interpreta una delle guardie carcerarie:

“All’inizio dissi a me stesso che non ce l’avrei mai fatta, poi ci sono riuscito. Devo ringraziare Tony che mi ha portato in giro per due mesi a Palermo per conoscere la città e il dialetto. Mi ha portato nei mercati, nei ristoranti….Un aiuto mi è stato dato anche da Marco Risi che mi minacciava di licenziarmi se non avessi imparato il siciliano bene: ha trovato il modo di farmi imparare più in fretta e con un pò di cattiveria. Ci siamo riusciti”.