Rocky 5 non fu apprezzato dalla critica, in molti lo valutano come il peggior episodio della saga di Rocky. Tra gli attori, uno dei protagonisti è Tommy Morrisson che interpretava Tommy Gunn, allievo allenato da Balboa che poi finisce per diventare uno suo avversario. 

Purtroppo l’attore è morto da qualche anno dopo aver lottato con il virus HIV. In un’intervista del 2017 il fratello di Stallone, Frankie, spiegò come scoprì il pugile.

 

Stavo guardando la boxe su ESPN, e mi è capitato di scoprire la persona perfetta per interpretare il ruolo di “Tommy Gunn”. Sly stava facendo un grande casting per “Rocky V”, e aveva già pronti dei ragazzi che forse potevano combattere, ma non erano in grado di recitare. Tommy si adattò perfettamente, penso per le sue dimensioni e corporatura, ed era molto bravo nel recitare e a parlare. Fui molto colpito da lui.

 

LA STORIA E LA MORTE DI TOMMY MORRISON

Tomas David Morrison – detto Tommy – è stato un pugile e attore statunitense.

Considerato uno dei pugili americani più forti degli anni novanta, nel 1993 diventò campione dei pesi massimi WBO, battendo ai punti il 44enne George Foreman. Durante la sua carriera venne spesso indicato dalla stampa come “La Speranza Bianca”, essendo l’unico pugile bianco riuscito, negli anni novanta, ad affermarsi in uno sport dominato da atleti di colore. Il soprannome “The Duke”, invece, gli venne affibbiato perché Morrison era pronipote del grande attore cinematografico John Wayne (soprannominato a sua volta “The Duke”).

Il 10 giugno 1995, si aggiudicò il titolo pesi massimi International Boxing Council, battendo Donovan Ruddock per knock-out tecnico al sesto round. Non riuscì a conservare il titolo a lungo, perdendolo pochi mesi dopo contro Lennox Lewis, con un KO alla sesta ripresa. Nonostante questa sconfitta, Morrison venne contattato da Don King, che lo convinse a rilanciarsi. Il pugile firmò un contratto di dieci milioni di dollari per tre incontri, il primo dei quali nel 1996 contro Arthur Weathers in Nevada. Ma a poche ore dall’incontro, Morrison venne trovato positivo a un test per l’HIV e, di conseguenza, fu sospeso dalla Commissione Atletica del Nevada. Il pugile, che aveva inutilmente cercato di sottrarsi al controllo (obbligatorio in Nevada per gli incontri di pugilato), non ebbe altra scelta che ammettere pubblicamente la sua malattia e, contestualmente, annunciò il ritiro dal pugilato. La notizia sconvolse l’intero ambiente pugilistico americano, mettendo in allarme gli avversari del pugile, vecchi e nuovi: la sospensione della Commissione arrivò soltanto sette ore prima del combattimento, che per Morrison doveva essere una sorta di trampolino di lancio verso un possibile match con Mike Tyson.

 

Il ritorno sul ring e la morte

Nel 2007, dopo essersi interessato alle ipotesi alternative sull’AIDS, dichiarò che il test del 1996 era stato falsificato e che non aveva mai contratto l’HIV. Di conseguenza smise di considerarsi malato, interruppe qualsiasi terapia antiretrovirale e decise di ricominciare la sua carriera agonistica, ottenendo la licenza dallo stato del West Virginia. Sulla soglia dei 40 anni, Morrison tornò due volte sul ring, battendo John Castle e poi stendendo Matt Weishaar alla terza. Chiuse così la sua carriera agonistica con un record di 48 vittorie (con 42 KO), tre sconfitte e un pareggio.

Morrison morì il 1º settembre 2013 in un ospedale di Omaha, Nebraska, all’età di 44 anni. Secondo la moglie Trisha, morì a causa della Sindrome di Guillain-Barré. Invece, la madre Diana Morrison, poco prima del decesso del figlio, ammise che era in fin di vita devastato dall’AIDS. Sempre nella stessa occasione raccontò che Morrison era infermo immobilizzato a letto da un anno. Il certificato di morte di Morrison riporta come immediate cause del decesso setticemia da Pseudomonas aeruginosa, che ha comportato una sindrome da disfunzione multiorgano e arresto cardiaco. Si noti per inciso che normalmente il p. aeruginosa, pur molto virulento ed ubiquitario, è incapace di sostenere seri quadri patologici in soggetti immunocompetenti.

FONTE ESPN

FONTE WIKIPEDIA