Tinto Brass è stato intervistato da Repubblica dove ha raccontato alcuni aneddoti sulla sua carriera e anche sui suoi progetti futuri. Ecco un estratto:

Per un pelo non ha girato Arancia meccanica.

“La Paramount me l’aveva proposto, ma rinunciai per L’urlo, e non me ne pento. Il mio vero rimpianto è non aver fatto I Borgia, che doveva far parte della mia trilogia sul Potere insieme a Salon Kitty e Caligola. Avevo anche proposto la parte a Richard Burton, a cui piacque la sceneggiatura. Riteneva però che il ruolo fosse troppo ‘fisico’”.

Tinto Brass: «Avrei dovuto girare “Rambo”, le attrici che ho lanciato? Non riconoscenti»

Il film di cui va più orgoglioso è L’urlo, con Gigi Proietti, del 1968. Si può recuperare facilmente su YouTube, come l’anarchico Chi lavora è perduto, del 1963. C’è una continuità tra quelle sue opere e le successive pellicole erotiche?

“C’è l’elemento dell’erotismo, che dopo La chiave, del 1983, ho cominciato a coltivare sempre di più. C’è una forma che mi contraddistingue. E poi l’elogio della libertà e la critica all’ipocrisia della cultura borghese. Se ci fa caso, spesso ho affrontato il tema del carcere, dei manicomi e delle strutture repressive della società. Come in La vacanza, film del 1971 con Franco Nero e con Vanessa Redgrave, a cui ero molto legato”.

Nella sua autobiografia racconta compiaciuto di quando da giovanissimo fece svenire la cameriera Emilietta mettendole le mani tra le cosce. Immagino non sia un paladino del #MeToo.

“Non ho mai molestato un’attrice, su di me non è mai uscito nulla. Se succedeva qualcosa, era sempre in modo consensuale e fuori dal set”.