In un’intervista al “Corriere della Sera”, tra curiosità e fragilità, Gino Paoli racconta la sua vita e della prostituta che ispirò “Il cielo in una stanza” e che non ha mai saputo di esserne la musa:

“Andai in quella stanza tre o quattro volte, fino a quando non finii i soldi. Giravamo come due fidanzatini, fino a quando lei non lasciò Genova e non l’ho mai più rivista”

Il cielo in una stanza non fu però un successo da subito. Fu rifiutata da tutti, fino a quando Paoli non la affidò a Mogol:

“Girò tutti gli studi, nessuno la volle. La svolta arrivò quando la incise Mina”.

E Sapore di Sale, uscita nel 1963:

“Fu la prima crepa nell’Italia felice degli anni Sessanta, sentivo che non sarebbe durata”

Gino Paoli ritorna poi su Elodie e la polemica che li aveva visti protagonisti, a cantante romana aveva ribattuto definendolo “di visione retrograda”. Ma il cantautore smentisce:

“Parlavo in generale, non pensavo solo all’Italia. Giuro che non la conoscevo: mi ha fatto vedere una sua foto mia moglie, è una bella donna”.

Rivela poi il suo segreto per arrivare in forma a novant’anni:

“Lo stile di vita più malsano possibile. L’ho detto a un convegno di gerontologi, studiosi della vecchiaia, e ho ricevuto dieci minuti di applausi”.

E ha delle analisi perfette:

“Il mio medico vuole rigarmi la macchina”