La camera ardente di Pippo Baudo, allestita Teatro delle Vittorie a Roma, si riempie di personaggi e amici pronti a dare l’ultimo saluto ad uno dei più grandi della televisione italiana. Tra questi Fiorello, che, per l’appunto, racconta:

“Qualunque cosa che è stata detta su Baudo in questi due giorni e qualunque cosa potrei dirvi io, Pippo è sempre un po’ di più. Non è un semplice conduttore, direttore artistico, tredici Sanremo, pagine di televisione scritte. È qualcosa di più. Non ho un aggettivo per dire cosa rappresenti per la televisione italiana, soprattutto per la Rai”.

Ed aggiunge:

“La Rai gli deve moltissimo. Dovrebbe sostituire il cavallo di Viale Mazzini con una statua di Pippo Baudo. Perché lui ha tracciato un solco enorme dove tutti noi abbiamo imparato, ci ha insegnato senza voler insegnare, solo guardandolo. Chi insegnerà ai giovani di oggi a fare tv?”

Il ricordo di Baudo si trasforma in una riflessione sulla televisione moderna:

“Ieri sera, guardando i suoi programmi, mi ero quasi dimenticato di come si facesse la televisione. Oggi siamo presi da una frenesia, una velocità talmente potente. Guardando i suoi show mi sono detto: ‘Ma dove stiamo andando? Questa è la televisione’. Un pezzo musicale con Zarrillo, Mia Martini e Giorgia che durava 10 minuti, oggi non lo puoi fare più. Un monologo di 15 minuti, neanche. Una sigla di 5 minuti ti direbbero che sei pazzo. Invece io mi sono goduto quelle pause stupende, quei racconti. Abbiamo perso di vista la grandissima televisione di cui Pippo è stato l’artefice numero uno”.

Ed, infine, conclude:

“Baudo ha unito alla perfezione del grande varietà in bianco e nero, fatto di balletti provati allo sfinimento, il fattore umano. L’imprevisto, l’umanità. Speriamo di non perdere questo, di non dimenticare quello che ci ha lasciato”