Nove mesi di reclusione per oltraggio a pubblico ufficiale. È questa la richiesta di condanna formulata dalla Procura di Monza nei confronti del cantautore Morgan, per i fatti avvenuti durante il caotico sfratto dalla sua abitazione di Monza nel giugno 2019. Secondo quanto emerso durante il dibattimento e riportato dal “Corriere della Sera”, l’accusa sostiene che Morgan, in quell’occasione, abbia apostrofato con epiteti offensivi gli agenti di polizia presenti per eseguire lo sfratto. Il cantautore li avrebbe definiti “mostri, ignoranti”, “ridicoli” e li avrebbe paragonati a “boia” e “becchini“.
Morgan, assistito dall’avvocato Roberto Iannaccone, ha respinto le accuse. Ha spiegato di trovarsi in un momento di difficoltà:
“Mi trovavo in uno stato di profonda sofferenza nel lasciare quella che era non solo la mia casa, ma anche il luogo di lavoro, dove avevo lo studio di registrazione e i miei strumenti”.
L’artista ha dichiarato di non aver identificato i presenti come agenti di polizia:
“Quelle persone non le avevo identificate come poliziotti perché non si erano qualificate come tali, non erano in divisa, e uno di loro mi riprendeva con una telecamera in mano”.
Morgan ha quindi ammesso:
“L’ufficiale giudiziario faceva solo il suo lavoro, ma in quel momento ho reagito con rabbia e dolore. Le ho detto che era come un boia, un becchino”.
Ora spetterà al giudice valutare le due versioni e decidere se le frasi pronunciate quel giorno da Morgan costituiscano il reato di oltraggio a pubblico ufficiale. La sentenza del giudice Valentina Schivo è attesa a novembre.
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