In un’intervista a “La Repubblica”, Dalila Di Lazzaro racconta gli inizi della sua carriera, quando si trasferì a Roma con pochi soldi in tasca, per questo lavava vetrine e lavorava per il Censis. Dopo il fortunato provino per una pubblicità, poi, il cinema. Immancabile la menzione ad Alain Delon, con cui la Di Lazzaro ebbe una storia:

“Era bellissimo ma aggressivo. Urlava alla troupe. Però con me era un tesoro”.

Durante le riprese di Tre uomini da abbattere gli disegnò un ritratto per rasserenarlo elui le regalò un medaglione da Tiffany con inciso:

“Non mi dimenticare”.

Ripercorre, inoltre, il più grande dolore della sua vita, quello della perdita di suo figlio, morto a 22 anni in un incidente, confessando di non riuscirlo a sognare:

“Forse fa troppo male. Oppure è colpa degli oppiacei che spengono il cervello. Era anche l’uomo che ho amato di più. Siamo cresciuti insieme. La sera mi aspettava in cucina e mi preparava un uovo al tegamino quando ero triste. Era il più piccolo, ma il più saggio”.

Quando il figlio morì, lei non volle vederlo, ma lo accarezzò bendata un’ultima volta:

“Mi sarei uccisa. Ma grazie agli amici ho potuto dirgli addio”.