Intervistata dal settimanale “F”, Rita Rusic confessa che non sente le mancanze delle comodità godute con Vittorio Cecchi Gori:
“Ci sono cose indispensabili, come la salute e la felicità, e altre no. Certo, la felicità, oltre che l’amore, comprende un po’ di soldi per vivere senza l’ansia di arrivare a fine mese: quella l’ho sperimentata da bambina ed è davvero dolorosa. Ma gli oggetti non fanno la felicità”.
Oggi per lei felicità significa produrre un film. Non per forza avere successo. Il rapporto con suo suocero Mario? Ricorda che lui diceva:
“‘Hai sbagliato Cecchi Gori, me dovevi scegliere’. Gli piacevo come donna, ma anche perché sono tenace e quadrata. Vittorio è più folle. Certo, mi avrebbero preferito casalinga, ma io dovevo fare, uscire. E per mio marito era più rassicurante che facessi il produttore anziché l’attrice”
Poi racconta di momenti in cui ha vissuta violenza:
“Da più grande, violenza ne ho vissuta tanta. Un pazzo mi ha inseguita in auto, mi sono salvata entrando nella camera di un portiere che non conoscevo. A Milano mi hanno puntato la pistola in fronte. A 17 anni, durante un servizio fotografico, mi sono trovata sola con il proprietario dell’azienda, che mi ha preso per i polsi. Sono andata in bagno e sono scappata: era febbraio, indossavo solo una camicia di seta. Ancora oggi se un uomo abbracciandomi mi stringe troppo io svengo, ho paura”
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