Diego Abatantuono ha rilasciato un’intervista a La Verità dove ha raccontato alcuni aneddoti sulla sua carriera: ecco un estratto riportato da Dagospia.

Arrivò la fama.

«In due anni feci 12 film. Avrei dovuto capirlo che erano troppi. Non fui aiutato nelle scelte, ero inesperto. Al contrario del mio agente. Davo molta importanza ai rapporti di amicizia. Comunque per me erano soldi».

Un set dopo l’altro

«Ero frastornato, non capivo più niente. Ho rischiato di bruciarmi, a un certo punto poi il mercato si satura. Le proposte calavano. Così, decisi di stare fermo un po’. Il personaggio del “terrunciello” inizialmente lo usavo solo per chiudere lo spettacolo, ma talmente era richiesto e talmente funzionava che pian piano ha vinto lui. Poi sono arrivati Pupi Avati, Comencini, Negrin, Salvatores, le belle pellicole».

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Era il 1982.

«Le televisioni erano a tubo catodico, piccole, per farle funzionare si prendevano a pugni. Oggi sono grandi, come gli schermi dei cinema di una volta. È vero che con la pandemia la gente si è disabituata ad andare al cinema. Ma per tornarci, per riprendere la vecchia bella abitudine, ne deve valere la pena. Vedere un film comico in una sala di 600 posti con 4 persone, non è facile. Quando è piena, condividi le emozioni. Il cinema è bello vederlo in tanti».

FONTE DAGOSPIA