Fantozzi alla riscossa è il 7° capitolo della saga fantozziana, realizzato nel 1990. Così come nel precedente Fantozzi va in pensione, la stragrande maggioranza delle avventure del celebre ragioniere non riguardano più il lavoro ma la vita personale di Fantozzi, facendo così assumere alla pellicola una connotazione più “privata” e malinconica.

TRAMA

Oramai in pensione, Fantozzi viene richiamato dalla Megaditta durante l’incontro annuale tra il duca Conte Barambani e i neoassunti, ma la sua presenza si rivela un’umiliazione per dimostrare cosa fare per salire nella gerarchia aziendale -spionaggio, furto, servilismo. Il tutto si scopre alla fine essere un incubo del ragioniere che lo porta ad uno stato di sonnambulismo ed a credere di soffrire di depressione e complessi di inferiorità. Un produttore cinematografico, notando Ughina, nipotina di Fantozzi, la sceglie come protagonista di un film. Fantozzi diventa il suo agente e accarezza le possibilità di riscatto che ne deriverebbero, al provino però lo attende una brutta sorpresa: il film è di fantascienza e Ughina avrebbe la parte di una scimmia. Pina si oppone a una simile umiliazione e Fantozzi deve rinunciare ai suoi sogni di gloria.

PIERFRANCESCO FANTOZZI INTERPRETE DELL’HOOLIGAN INGLESE

Pier Francesco Villaggio, l’attore che interpreta il terrificante hooligan britannico, è il figlio di Paolo Villaggio doppiato per l’occasione da Silvano Spadaccino (l’attore che interpretò il dietologo Professor Birkermaier in Fantozzi contro tutti).

Pierfrancesco è nato dal matrimonio dell’attore con la genovese Maura Albites ed è stato spesso al centro dell’attenzione mediatica: qualche tempo fa, infatti, era stata pubblicata su Vanity Fair un’intervista che aveva fatto discutere parecchio, nella quale il figlio di Villaggio ammetteva che i suoi problemi personali nati con la propria dipendenza dall’eroina era da attribuire anche alla figura del padre, spesso assente e con il quale era difficile relazionarsi.

Anche in un’intervista rilasciata a FanPage pochi giorni dopo la sua morte dichiarò la stessa cosa: 

“Non è stato facile perchè mio padre è semplicemente stato assente come molti padri che fanno questo mestiere. Sono state scritte molte cose non vere. Ultimamente ho avuto l’occasione di stare più vicino a lui perchè lavoravamo insieme gli sono stato vicino, questo ha fatto si che potessimo restaturare un rapporto che non c’era mai stato”

Non è stata colpa di mio padre – ha confessato Piero a Domenica Live -. Ma ho sofferto un’assenza, una mancanza dei miei genitori. Mio padre era impegnato con il suo lavoro, che lo portava via. Forse ero solo più sensibile degli altri bambini, avevo bisogno di una guida e lui non c’è stato, in buona fede, ma non c’è stato. A 17 anni ho iniziato a ricorrere all’eroina. Soffrivo una situazione di disagio, mi sentivo un pesce fuor d’acqua, ero timido. Un mio amico mi ha detto se volevo provare quella polvere, lui era già tossico e io l’ho provata senza pensarci. Era il 1979». Ma «il paradiso nascondeva l’inferno» – ha aggiunto – «È durato fino al 1984 e sono stato anche arrestato con del metadone». Con la malattia, però, qualcosa è cambiato: «La rabbia che ho nutrito per anni si è quasi trasformata in tenerezza». 

FONTE IL MESSAGGERO