É una Monica Bellucci consapevole e matura quella che si racconta sulle pagine de “La Repubblica”: dalla sua carriera al suo rapporto con i media, Monica ammette che non è sempre stato tutto facile:

“La mia vita è fatta più di incontri che di scelte. La mia carriera contiene successi e film mai usciti, andati male. Tutto serve a imparare. Chiuso il set per me un film, anche se hai dato l’anima, è finito. Ha una vita che non dipende più da te. È l’opposto del teatro, il teatro sei tu. Qualcosa di artigianale, sincero: sei a nudo”

Impegnata nella tournée italiana dello spettacolo “Maria Callas, Lettere e memorie”, la Bellucci ammette che questo è il momento adatto per fare teatro:

“Non avrei potuto farlo prima. Ho una timidezza pazzesca, anche se non sembra. Oggi ho l’esperienza di trent’anni di cinema. Avevo già avuto proposte, stavolta ho detto: lo faccio. È iniziata come una cosa piccola al Teatro Marigny, 450 posti, a Parigi. Poi mi ha chiamata il direttore di Spoleto. L’ho portata in Grecia con l’orchestra, andrò a Istanbul, Londra, New York. Un progetto intimista va in una direzione che non avevo previsto”.

Per quanto riguarda i media, invece, l’attrice dice che il suo rapporto con loro è cambiato nel tempo e che all’inizio si aspettavano da lei cose che non era in grado di dare:

“È cambiato nel tempo. All’inizio ero solo una che veniva dalla moda al cinema. Avevo un’immagine predefinita, ci si aspettavano cose che non ero ancora in grado di dare. Ho avuto giudizi feroci, ma avevano ragione, avevo molto da migliorare”.

Monica Bellucci ammette, infine, di non aver sacrificato nulla nella sua vita avendo scelto lei stessa questo mestiere:

“Ho vissuto la vita che mi sono scelta. Nei pro e nei contro. Da giovane volevo andarmene dalla provincia. Il lavoro mi ha permesso di viaggiare. Mi piaceva il mondo dell’immagine, non sapevo da dove iniziare. Sui banchi di scuola sognavo Avedon. Il cinema era un mondo impenetrabile. Nella vita le cose succedono, per caso, poi con lo studio sviluppi le qualità”.