Renato Zero è stato intervistato da Il Messaggero dove ha raccontato alcuni aneddoti sulla sua carriera e sulla sua vita artistica. Ecco un estratto:

Un erede artistico ce l’ha o no?

«Tanti giovani, visto che non ci sono più quei discografici che scelgono e fanno crescere, fanno solo copia e incolla».

Achille Lauro e Rosa Chemical, quindi, sono fuori gioco?

«Io dovrei anche essere contento di certe attenzioni, però a me piace l’originalità. Amo chi ha una sua identità».

Dal suo osservatorio come vede l’Italia?

«Il Sud è completamente al buio, gli hanno staccato il contatore. Da Roma in giù siamo tutti extracomunitari. La mia città così in basso, io che sono nato nel 1950, non l’ho mai vista. E mi manca anche quella Roma puttanona che si dava a tutti, sorrideva e aveva sempre la battuta pronta».

Anche artisticamente all’inizio non fu facile, giusto?

«Certo. Nel 1973, in via Garibaldi a Roma, feci un concerto per un solo spettatore. Il giorno dopo, però, lo stesso signore tornò con 12 persone. Il passaparola mi ha sempre aiutato».

FONTE IL MESSAGGERO