In occasione della cerimonia d’inaugurazione di un viale dedicato a Mariangela Melato, Renzo Arbore si commuove e ricorda la donna che ha avuto al suo fianco per tredici anni, tra arrivederci e ritorni, come racconta a “Leggo”:

“Mariangela aveva questa nobiltà d’animo straordinaria, pur essendo la figlia di un ghisa, cioè di un vigile urbano milanese timidissimo e di una mamma casalinga. Eppure lei aveva coltivato se stessa in una maniera straordinaria, leggendo imparando e frequentando gente di tutti i tipi», ha detto Arbore con la voce rotta e gli occhi lucidi. «Lei sarebbe stata incredula davanti a questo dono. Quando penso a lei, penso al regalo più bello che mi ha fatto la vita, quello di conoscerla. Sono diventato maturo con lei. Penso a lei con gratitudine. Poi grazie a lei sono entrato nel favoloso mondo del cinema di quegli anni, quando c’erano tutti grandi registi che ho avuto la fortuna di conoscere”.

Arbore racconta cosa lo colpì dell’attrice:

“La prima volta l’ho vista al Sistina che saltava sul palco per ritirare un premio e si vedeva che era un’attrice diversa da quelle che si incontravano all’epoca. Era bizzarra e originale e l’ha dimostrato con alcuni lavori straordinari che ha fatto, come l’Orlando Furioso. Però poi l’incontro decisivo fu con Lucio Battisti quando ci fece ascoltare il brano “Io vorrei… non vorrei.. ma se vuoi”: in quel momento noi abbiamo capito che stava nascendo una bellissima storia d’amore e una relazione importante per entrambi”. 

Per quanto riguarda, invece, Gianni Boncompagni, Arbore racconta:

“Con lui ho tanti ricordi, ma ho conservato soprattutto le grandi risate. Abbiamo fatto tanti scherzi, insieme anche a Mario Marenco e Giorgio Bracardi, nelle stanze della radio di Via Asiago, ci siamo divertiti tantissimo. Insieme eravamo come due Pierini, ci chiamavano Bibì e Bibò, come i protagonisti del fumetto del “Corriere dei piccoli”