A parlare al Guardian è Susan Schneider, vedova dell’attore Robin Williams, per presentare il documentario Robin’s Wish. “Ci sono stati tanti malintesi su quello che è successo a Robin e sulla sua malattia”. La donna ha parlato della demenza da corpi di Lewy (una forma deterioramento cognitivo cronico) che aveva colpito il marito e delle voci circolate dopo la sua morte nel 2014.

All’epoca del suicidio, la stampa parlò della sua depressione, ricamò sulla dipendenza da cocaina e alcol, speculando su presunti problemi finanziari. Tutta un’altra realtà.  Quello ’a corpi di Lewy’ è il secondo tipo più comune di demenza neurodegenerativa dopo l’Alzheimer, non ci sono cure e la sopravvivenza dalla diagnosi è tra i sei e i dodici anni. Robin ne soffriva a uno stadio avanzatissimo quando si impiccò, hanno fatto sapere i medici che hanno eseguito l’autopsia; il suo cervello era devastato.

Susan poi ha raccontato il loro primo incontro:
“Ho incontrato Robin all’Apple store locale nel 2007. Sono entrata nel negozio e ho immediatamente riconosciuto quell’uomo come Robin Williams. Quando stavo per uscire, l’ho guardato nuovamente e ho notato che mi stava fissando e stava sorridendo. A quel punto, ho deciso di farmi coraggio e salutarlo”.
La moglie ha raccontato inoltre che Williams quel giorno indossava qualcosa a stampa mimetica e questo diede vita ad uno scambio di battute: “Gli chiesi se quel camouflage funzionasse e lui mi rispose: “Non molto, infatti mi hai trovato.”