Il film

Zack Mayo, un ragazzo di origini italoamericane, ha vissuto infanzia e adolescenza in giro per il mondo insieme al padre, un uomo di mare. Al fine di cominciare una vita normale decide di iscriversi ad un corso per pilotare i jet militari e deve fare i conti con la rigide regole di quel mondo, perfettamente incarnate dal crudele istruttore. Quando un suo amico si suicida, uno sconvolto Paul trova consolazione nell’amore della tenera Paula.

L’anniversario

Ufficiale e Gentiluomo ha compiuto 40 anni. Era infatti il 1982 quando il film di Taylor Hackford con protagonisti Richard Gere, Debra Winger, David Keith Louis Gossett Jr. usciva nei cinema di tutto il mondo, facendo conoscere a tutti il fascino di Richard Gere. Proprio quest’ultimo ha omaggiato il 40° anniversario del film durante il Magna Grecia Film Festival svoltosi quest’estate a Catanzaro, dove ha rivelato aneddoti e retroscena sulla realizzazione.

«Non l’ho mai considerato come un punto di svolta, in realtà. Mi ritengo estremamente fortunato ad averne preso parte, ma per me un film che ha rappresentato una svolta nella mia carriera è “I giorni del cielo” (film del 1978 diretto da Terrence Malick). Lo considero il mio vero debutto».

Per convincerlo a indossare la divisa della marina degli Stati Uniti, il regista Taylor Hackford aveva dovuto riscrivere con lui il copione: «Me lo aveva proposto dopo avermi incontrato in un ristorante a New York, ma a me sembrava troppo sentimentale. Amavo i documentari di Hackford, così gli dissi che se volevamo andare avanti avremmo dovuto riscrivere la sceneggiatura, renderla più cruda, più realistica. Ci lavorammo per mesi». Il risultato fu un successo strepitoso. «Anche Bertolucci, di cui ero fan, mi fece i complimenti — racconta Gere —. Mi disse che gli ero piaciuto e anche il film, ma non aveva apprezzato il messaggio politico. Quale messaggio politico, gli chiesi. “Quando l’esercito entra nella fabbrica i lavoratori applaudono”».

Ufficiale e gentiluomo: Richard Gere e quel calcio all’inguine di Louis Gossett Jr. che lo portò a lasciare il set per due giorni