Intervistata da “Leggo”, Orietta Berti racconta la sua lunga carriera e il suo rapporto con la musica, anche quella di oggi:

“Per i 60 anni di carriera abbiamo ricevuto oltre 100 canzoni da giovani autori, spero di farlo per dicembre. Ne abbiamo scelte 30 e cominceremo con 5. È un disco moderno, non si parla mai d’amore direttamente, ma in fondo è sempre lì. Voglio dimostrare che la melodia può convivere con la musica di oggi. Voglio che si sappia che si può essere attuali anche senza snaturarsi. Che si può rinnovarsi restando fedeli a sé stessi. E che a qualunque età, se c’è passione, la musica trova sempre la sua strada”.

Per quanto riguarda il passato, la Berti ammette di aver toppato una grande canzone:

“Non proprio io, ma la mia casa discografica mi fece rinunciare a Grande grande grande. Poi la cantò Mina. All’inizio nemmeno lei la voleva pubblicare come singolo, ma un direttore radiofonico la fece passare in radio e… boom”

In un panorama musicale dominato da autotune e linguaggi forti, la Berti non ha dubbi:

“Io non uso autotune: mi altera l’intonazione. Con un po’ di reverbero si può già fare tanto. È vero, i testi oggi sono molto più diretti, ma è il linguaggio dei ragazzi. E poi le voci diverse rendono tutto più interessante, non c’è monotonia”.

E poi ammette di aver trovato sempre altre vie nella musica:

“Anche quando la musica italiana si era spostata solo sui cantautori, ho trovato altre vie. Ho inciso dischi di folk che hanno avuto un gran successo, ho girato il mondo in tournée. Se in Italia non si parlava di me, ero in Canada o in Australia a cantare. Non mi sono mai fermata, e non ho mai pensato di smettere”.