Paolo Calissano morì intossicato da un mix di antidepressivi il 29 dicembre 2021.Per il fratello Roberto non si trattò di un incidente, come racconta al “Corriere della sera”:

“Non fu uno sbaglio, cercava la morte, non ha retto, non voleva più vivere. Ha scelto quello anziché buttarsi sotto a un treno. Era depresso ma lo nascondeva. Non è stata una famiglia facile in cui crescere, la nostra. Non siamo mai stati supportati, specialmente lui. Ne soffriva. Con me non ne parlava, non voleva mostrare debolezza, si sentiva pur sempre il fratello maggiore”.

Una lunga battaglia con la depressione ma anche i problemi con la droga. Nella sua casa di Genova nel 2005 morì una donna brasiliana per overdose e l’attore fu accusato di avergliela ceduta. Episodio che segnò di fatto la fine della sua carriera:

“Non si è più risollevato. Non fu colpa sua, è stata una disgrazia. Mio fratello provava profonda vergogna per aver disonorato la famiglia. Il lavoro si è azzerato. Non lo cercavano più. Lo invitavano in tv solo per parlare di droga. Solo Maurizio Costanzo gli tese una mano, gli voleva bene. Ma lui fuggiva, tormentato dai suoi demoni”

Calissano ricadde, così, nel vizio, dopo la droga arrivarono i tranquillanti:

Quando ho ricevuto la telefonata dell’amministratore di sostegno – ‘Paolo è morto’ – non ci ho creduto. Con i tranquillanti mio fratello dormiva pure tre giorni di fila. Non sentiva il telefono né il citofono. rano le 10 di sera. Non l’ho voluto vedere da morto. Ancora oggi, quando guardo le fotografie, me lo ricordo perfettamente. La sua pelle, i capelli neri, il naso, come se l’avessi visto un secondo fa”.