Intervistato dal Corriere della Sera, in occasione dell’uscita della sua biografia “Lo slalom più lungo“, Alberto Tomba ha ripercorso le tappe più importanti della sua vita. Parlando del suo ritiro a 31 anni, ha confessato:
“Ero stanco. Stressato. Gli allenamenti, le gare, i viaggi in macchina. La pressione continua. Dover vincere sempre. Alla prima caduta diventavo Alberto Tombola. Io ero umile, semplice, genuino. Ma non cambierei una virgola. È stato tutto bellissimo”
Eppure i rapporti con la stampa non sono sempre stati cordiali, almeno con alcuni:
“Il campione doveva essere montanaro, silenzioso. Il bolognese, il cittadino, il carabiniere, dava fastidio. Non soltanto ai giornalisti. Al sistema”
Anche se lo accusavano di preferire le discoteche alle piste, ha sempre dimostrato sulla neve il suo valore:
“Mi sottoponevo ad allenamenti massacranti. Ma ero un essere umano. Anche a me batteva forte il cuore. E poi la tv schiaccia la pendenza, il telespettatore non si rende conto di cosa significa gettarsi in pista: è come cadere in un burrone”
Fuori dalle piste Tomba faceva sempre parlare di sé nel bene e nel male:
“Se le notizie non c’erano, se le inventavano. Scrissero che avevo una storia con Katarina Witt, la pattinatrice, solo perché a Calgary ero andato a vedere la sua gara. Arrivarono a fotografarmi nudo in sauna, e a pubblicare le immagini. Una vigliaccata”
A proposito dell’amore con Martina Colombari, invece, il campione ha raccontato:
“Ero giurato a Miss Italia. Vinse lei, a mani basse. Era bellissima, e fu una storia bellissima. Non aveva ancora la patente, la andavo a prendere a scuola… È durata quattro anni. Ci lasciammo perché c’era troppa pressione mediatica. Sempre i riflettori addosso. Mai un po’ di privacy. Io ero sempre in giro, lei aveva avuto successo nel suo mestiere. Ci vedevamo poco”
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