Il classico dickensiano Canto di Natale, nel corso della storia del cinema e della televisione, ha avuto un gran numero di incarnazioni, tra live action e animazione, da quelle più fedeli al testo a quelle che ne hanno riletto la vicenda in modo più libero e svincolato dal contesto originale. Questo film fa parte del secondo gruppo. Il cast de “Il Principe di Roma”, diretto da Edoardo Falcone, è composto da Marco Giallini, Giulia Bevilacqua, Filippo Timi, Sergio Rubini, Denise Tantucci, Antonio Bannò, Liliana Bottone, Massimo De Lorenzo, Andrea Sartoretti e Giuseppe Battiston.

Sinossi

Roma, 1829. Bartolomeo è un uomo ricco e avido che brama il titolo nobiliare più di ogni cosa. Nel tentativo di recuperare il denaro necessario a stringere un accordo segreto con il principe Accoramboni per ottenere in moglie sua figlia, si troverà nel bel mezzo di un sorprendente viaggio a cavallo tra passato, presente e futuro. Guidato da compagni d’eccezione dovrà fare i conti con sé stesso e conquistare nuove consapevolezze.

Commento

Il film nei suoi primi venti minuti sembra essere una classica commedia svolta in quell’antica Roma che aveva già visto protagonisti Sordi (il Garchese del Grillo), Celentano (Rugantino), o Montesano (Il conte Tacchia). Tutto ad un tratto, il film entra in scia del romanzo Charles Dickens per diventarne poi effettivamente la versione italia. Il canto di Natale che incontra il Marchese del Grillo. Il film di Falcone, tuttavia, fa un passo ulteriore rispetto agli altri adattamenti del testo di Charles Dickens, eliminando anche lo sfondo natalizio e realizzando in questo senso un adattamento tanto libero quanto “laico”.

Con una regia asciutta, pulita, che non mostra grandi guizzi ma che racconta la storia senza sbavature, il film funziona bene anche sul lato della recitazione, aiutato dal ricorso nella selezione degli attori di dare particolare attenzione al dato territoriale, tutti espressione, Giallini in primis, di una genuina romanità. Una fotografia meno standard e un po’ più di genere avrebbe permesso all’ottima scenografia di risultare ancora più credibile e fiabesca.

Provare un approccio ancora più fiabesco (attraverso regia e fotografia) avrebbe reso il film sicuramente più interessante invece di rimanere digeribile per il grande pubblico, ma alla fine comunque Falcone sa che punti toccare per far commuovere lo spettatore rendendo questa commedia, seppur troppo lineare con (purtroppo) pochissimi spunti registici di genere, riuscita.