Sono tanti i casi che finiscono in tribunale che hanno veramente dell’assurdo. Oggi vi rinfreschiamo la memoria con quello che vide protagoniste Angela Cavagna e Sabrina Salerno. A parlarne è stata la stessa Cavagna in una nuova intervista a Il Corriere, nella quale ha ripercorso le fasi salienti della sua carriera, esplosa a Striscia la Notizia tra il 1990 e 1992 vestita da sexy infermiera.

Dei suoi primi anni al tg satirico, ricorda:

«Ero diventata molto famosa in Spagna, avevo inciso l’album Sex is movin’e per due estati fui prima in classifica. E avevo lavorato su Telecinco con José Luis Moreno. Ricorda? Il ventriloquo amico di Pippo Baudo. Mi chiamò Antonio Ricci. “Cerchiamo una nuova infermiera dopo Sonia Grey, vieni”. Andai che era venerdì, lunedì ero già in onda. Mi dissero: “Sei perfetta”. Io scioccata. Un dono piovuto dal cielo. Ma avevo 24 anni ed ero incosciente, non tornai nemmeno a casa, rimasi in studio per la prova costume. Restai per due stagioni, che fortuna. Il secondo anno facevo l’Angela consolatrice, vestita di bianco, e l’Angela vendicatrice, in nero con la frusta».

Poi, l’alterco con Sabrina Salerno: la Cavagna la accusò di essersi rifatta il seno, lei la denunciò e la loro lite finì in tribunale.

«Ma era la verità, perché mentire? Siamo di Genova, la conosco da quando aveva 16 anni, bellissima ragazza, ma lì davanti non aveva granché. Ci si frequentava, mi era simpatica, però non ho mai capito quelle che vanno dal chirurgo — e non c’è niente di male — ma poi dicono che è tutto naturale. O quelle che a 60 anni ne vogliono dimostrare 30. Invecchiare è una bella cosa, io ne vado orgogliosa, ovvio che non sono più quella di prima. Mi tengo i miei difetti, non metto nemmeno la crema sul corpo. Trovo giusto curare il proprio aspetto, ma senza paranoie».

La contesa non la vinse nessuna delle due alla fine:

«Io chiesi che Sabrina si presentasse in aula per una prova pratica con un esperto. Non è venuta ed è finita così, a tarallucci e vino, non ne ho più saputo niente. Lei ha fatto la sua brillantissima carriera, io la mia, le mando un abbraccio».