Il cantante Cesare Cremonini, nel corso di un’intervista con Linus e Nicola su Radio Deejay, parlando del suo libro “Let them talk”, si racconta:

“Quando hai 20 anni di carriera nella musica è come avere due vite. Sono tanti progetti che noi abbiamo sfruttato per tutta la vita. 20 anni sono tanti, per una persona e per un artista. Quarant’anni invece sono pochi per una vita, nel senso che ti senti ancora giovane. E quindi c’è questo contrasto nella mia esistenza in cui ho tantissime esperienze, tantissime cadute e rialzate nella vita professionale e una vita invece che è sempre stata messa in secondo piano, forse anche da me…”.

E poi continua:

“Mi conoscete da quando sono un bambino. Praticamente ho sempre dedicato tutta la mia esistenza al sogno della musica. Io sentivo che nella comunicazione con il pubblico, con voi, mi ero fermato nel raccontarmi e quindi continuavo a ripetere quasi in modo asettico la mia storia, Bologna, chi sono, la mia famiglia, le mie radici… Sentivo che si era separato quello che scrivevo come canzoni da quello che anche nell’immaginario comune è la vita di una persona… ho sentito proprio l’esigenza di ricucire queste due parti”.

A proposito dei Lunapop, il cantante dichiara:

“Quando io ho iniziato e la vita a 18 anni ti concede il lusso di dire: ‘Ok, finché dura questa cosa me la devo godere’, allora così è stato. Però io dentro di me lo sapevo che una vita completa in musica sarebbe stata un’altra cosa. Quello che io realmente volevo fare era una vita dedicata e anche supportata dalla musica”.

E poi prosegue, ricordando quando arrivò il primo assegno dopo l’uscita del brano “50 Special”:

“Quando è uscito 50 Special e mi arrivò quel primo assegno da 60 milioni di lire, entrai in casa e appoggiai la busta sulla credenza. E ho visto i miei genitori avvicinarsi, apriamo questa busta insieme e vedendo che ero diventato autonomo economicamente, non hanno detto una parola. Hanno semplicemente capito che, forse da un certo punto di vista, mi avevano perso”.