Un estratto della recente intervista del Corriere della Sera a Diego Abatantuono.

La telefonata di Pupi Avati per Regalo di Natale.
«A Pupi voglio molto bene e gli devo molto. Prima di chiamare me, aveva cercato Lino Banfi: se lui avesse accettato la storia avrebbe preso un’altra piega»

Tanti successi ma pochi premi.
«Per Regalo di Natale si diceva che avrei vinto io, poi tutti insieme ex aequo e invece premiarono Carlo Delle Piane. In Per amore, solo per amore ad Alessandro Haber viene subito tagliata la lingua quindi è muto per tutto il film. Io ho parlato tutto il tempo, lui era muto, ma il David di Donatello lo ha vinto lui. È successo anche con Il toro: il toro ha fatto il toro, io ho recitato tutto il film e Roberto Citran ha vinto la Coppa Volpi».

Si è sentito snobbato?
Ride. La battuta è fulminante. «Ero sulla cresta dell’onda, forse se fossi stato in giuria anche io avrei dato quei premi per aiutare gli altri».

Dieci film con Salvatores. «Marrakech Express» ha segnato una generazione.
«Il produttore Gianni Minervini mi propose di fare la guest star, dovevo essere l’amico che viene trovato in Marocco. Ma a me il copione conquistò subito. Quindi gli dissi. Ponchia lo faccio io. E ho pure il regista: Salvatores. E lui: perché uno spagnolo?».

«Mediterraneo». L’Oscar.
«Totalmente inaspettato, per noi era scontato che non avremmo mai vinto. Stavamo girando Puerto Escondido in Messico e fermammo le riprese per andare alla premiazione. Eravamo asciutti dal deserto, magri, abbronzati: eravamo bellissimi».

La serata a Hollywood.
«Dovevo affittare uno smoking, perché ovviamente nel deserto non ce l’avevo. La prima libidine è stata che mi andava bene subito e mi stavo da Dio. Poi ho scoperto che era lo smoking usato da Sean Connery in 007. Libidine massima, ero al settimo cielo. Lì erano tutti pallidi, noi sembravamo le vere star di Hollywood».