Ospite a “Belve”, Donatella Rettore si racconta partendo dalla considerazione che ha di se stessa e di come venga percepita dagli altri:

“Sono una leggenda leggera. Credo di essere antipatica perché sono fondamentalmente un’insicura per cui anche quando mi butto sto sempre un po’ attenta. La gente non si fida di me ma comunque incuriosisco. Sono estremamente sincera, quello che penso devo dire sennò mi viene l’ulcera. Non colpirò mai nessuno alle spalle. Io non mi sopporto. Io dispiaccio perchè dico quello che penso”.

Tornando alla sua famiglia, la Rettore non si perdona del fatto che sua madre si vergognasse del suo mestiere:

“Mia madre mi voleva suora. Non è mai venuta ad un concerto, si vergognava, io c’ho sofferto, era mia madre, sapevo che ci soffriva anche lei. Una donna che si chiude in casa e si fa portare la spesa a casa non sta bene”.

Tornando ad alcune dichiarazioni fatte negli anni, la Fagnani le fa notare quelle che fece in relazione agli omossessuali:

“Io sono multicolor, sono arcobaleno. In questo sesnso sono gay. Non sono assolutamente imbarazzata, per me esistono i gay e le checche, esistono i gay che sanno di avere le palle, e ci sono gli isterici che parlano e si strappano i capelli, fanno i pettegolezzi e quelli non li voglio nemmeno sulla soglia di casa”.

Secondo la cantante ultimamente di assiste a una limitazione alla libertà di parola:

“C’è una limitazione alla libertà, si mettono dei filtri a cose che sono state ampiamente superate. Io rivendico di poter utilizzare questi termini, altrimenti ci censuriamo. Per me, fr***o non è una parola brutta. Neanche ne**o mi sembra un insulto. Tutto sta nelle intenzioni. Cambiare parole? Mi sembra un po’ democristiano”.