Edoardo Vianello, storico musicista, è stato intervistato da L’Avvenire e ha raccontato alcuni aneddoti del suo passato e anche i suoi progetti futuri. Ecco un estratto:

Ma come se lo spiega questo flusso vintage che parte dagli Usa e arriva fino ai rapper nostrani che per incassare con il tormentone estivo coverizzano o ricopiano i ritmi dei brani anni ’60?
Semplice, la musica attuale è talmente deviata che per ritrovare una logica, una strada dritta e veloce, bisogna tornare alla nostra musica. Questi si sono dimenticati della melodia… Allora i più furbi che fanno? Realizzano a tavolino una canzone di successo ricostruendo quell’atmosfera unica di cui noi “old is gold”, come dice Mammaro, siamo gli ultimi testimoni.

Estate 1960, al cinema dannoLa dolce vita di Fellini e lei si prepara ad andare a Sanremo (prima volta nel ’61) con la canzone Che freddo! che poi avrebbe inciso anche Mina.
È stata una stagione breve ma intensa, in cui si respirava a pieni polmoni il vento del cambiamento epocale. C’era aria di euforia collettiva. Eravamo una generazione che aveva poco, ma quel poco sapeva apprezzarlo e sognava di migliorare ancora. E questo si rifletteva anche nella musica.

C’era forse anche una voglia di condividere tra voi artisti che si è smarrita nel tempo?
Prima che finissimo nella grande casa comune della Rca, che, per creare lo spirito di scuderia organizzava molti eventi, noi cantanti ci incontravamo spesso e condividevamo tante serate. Con i miei tre più cari amici, Domenico Modugno, Franco Migliacci e Gianni Morandi, l’appuntamento notturno era al “Quo vadis”, sull’Appia Antica. Lì su quel palco, appena il locale si svuotava, ci esibivamo. Non vedevamo l’ora di far sentire, l’uno all’altro, l’ultima canzone che avevamo scrit- to, magari quel pomeriggio stesso.