In un’intervista al “Messaggero”, Gabriele Muccino spiega cosa lo fa più dannare nel cinema di oggi:
“Quelli che si improvvisano registi, a iniziare dagli attori che in 29 casi su 30, quando tentano il salto, si rivelano delle pippe, mi fanno tenerezza e rabbia: tenerezza perché fanno dei film brutti, rabbia perché hanno contribuito enormemente ad allontanare il cinema italiano dal pubblico”.
Dopo L’ultimo bacio, che ebbe un incredibile successo, non sapevano come incasellarlo e quando Ricordati di me ebbe 10 candidature ai David di Donatello, quasi agli addetti ai lavori sembrò strano, tanto che gli affibbiarono un’etichetta:
“Non sapendo esattamente quale darmi mi chiamavano il regista dei Parioli. Io ai Parioli non ho mai vissuto. La polarizzazione fu la principale ragione degli incassi, dall’altro contribuì a diffondere una vulgata cattiva che mi investì”.
Poi il periodo americano:
“Film drammatici come Sette anime oggi sarebbero impensabili. Siamo a dei livelli di conformismo incredibili e mi fa veramente molta tristezza, la stessa tristezza che ho respirato in quegli anni americani. Verso la fine proprio non ne potevo più. Avevo sviluppato una sorta di insofferenza verso questo loro modo sterile, arido, bugiardo e cinico di vivere che all’inizio mi ero illuso di poter gestire”.
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