L’artista

Spalla di lusso e ottimo caratterista, Gigi Reder in quasi 50 anni di carriera partecipando ad oltre 50 film, dopo interpretazioni di notevole spessore (vanno ricordate le partecipazioni a film di Fellini, Germi, Bevilacqua e Comencini), Reder diviene famoso grazie all’azzeccato personaggio del geometra “Filini” nella saga di “Fantozzi” al fianco di Paolo Villaggio creando un sodalizio artistico che porterà a 14 film di successo segnando un’indelebile traccia nella comicità nostrana. Col suo personaggio Reder ci regala momenti d’umanità, di tenerezza e gag esilaranti.

Per circa 20 anni lavora come doppiatore. Nel 1987 vince un David di Donatello come migliore attore non protagonista. Muore all’ospedale San Filippo Neri di Roma dopo un attacco cardiaco. Ma vi raccontiamo meglio la sua storia QUI.

L’intervista

Girando su internet, in cerca di qualche intervista più approfondita da parte dell’attore, abbiamo trovato su mondoculto.com dei passaggi importanti spiegati da Reder in persona negli ultimi anni di vita (ricordiamo che Reder non apparirà nell’ultimo capitolo della saga proprio a causa della sua scomparsa).
Ad esempio racconta del perché secondo lui la saga è andata peggiorando:

“Forse l’errore che ha rovinato Fantozzi è stato l’essersi allontanato da quel cliché di ingenuità, di bonarietà che animava i personaggi e li faceva amare così tanto dal pubblico. L’ultimo capitolo è un po’ greve…pesante. C’è un po’ di stanchezza nel pubblico ma soprattutto in Paolo Villaggio che tutto sommato credo non abbia mai amato profondamente Fantozzi. Adesso poi lo fa’ controvoglia, si è esaurito il personaggio. “

Parlando invece del successo racconta:

“Sinceramente se avessi dovuto giudicare dal libro…ci avrei scommesso sicuramente sul suo successo. Ma poi sappiamo che la realizzazione cinematografica si allontana sempre di molto da quello che è il libro. Ma non mi aspettavo un successo così spropositato. Il primo Fantozzi costò 800 milioni e incassò oltre 6 miliardi…bel colpo, no? Fu una vera e propria fortuna per tutto il gruppo che vi recitava… per la Mazzamauro, per me, per il povero Anatrelli nella parte di Calboni. Fu un salto, un lancio. L’occasione attesa tutta una carriera. Sono felice del mio lavoro su Filini, soprattutto quando mi fermano per strada: addirittura i ragazzi delle ultime generazioni mi riconoscono. Ricordo una frase carina che mi disse un affezionato spettatore di circa 30 anni: “io sono cresciuto a pane e Fantozzi”.”