I Sottotono, sono pronti a tornare in scena venerdì 23, con un nuovo singolo intitolato Mastroianni, che anticipa l’album Originali già sold out in preorder con la prima tiratura speciale in solo 100 copie in cd e vinile, autografate e numerate a mano. Per l’occasione hanno rilasciato un’intervista a Repubblica.it. Ecco un piccolo estratto:

Cos’è che ancora vi lega?
Tormento: “Quando siamo assieme c’è un’alchimia particolare, che è rinata subito, dopo pochissimo rodaggio. Ci siamo resi conto che non è una cosa che dobbiamo ricercare, è tra noi due sempre. E oggi è forse anche meglio perché è la versione più matura di noi stessi. Viene fuori dalla musica che condividiamo e ci piace l’idea di condividerla con tutti, una cosa bella in questo periodo così difficile”.

Big Fish: “Tormento dice una cosa sacrosanta: ci siamo guardati allo specchio e ci siamo chiesti dove eravamo arrivati e cosa volevamo. La cosa più semplice sarebbe stata fare qualche pezzo da classifica generico, ma non sarebbe stato giusto. Abbiamo una storia, la gente si ricorda di noi, ma non siamo più dei ragazzini, io ho 49 anni, Tormento 45, non potevamo atteggiarci da giovani per giocare in quel campionato. Quindi abbiamo deciso di essere il primo gruppo ‘adult urban’, che fa una versione adulta di quello che facevamo negli anni Novanta, attualizzata, fatta da due artisti che sono molto attenti a quello che esce negli Usa e in Italia. Niente di pretenzioso, sia chiaro, ma rap per gente grande, che ama la musica e si vuole ancora divertire. Il che non vuol dire che non abbiamo coinvolto dei giovani, ma che non volevamo far finta di essere quello che non siamo”.

Chi non vi amava all’epoca oggi vi può riscoprire…
Big Fish: “Già sta accadendo. Abbiamo addirittura scoperto che molti che erano nostri detrattori oggi si considerano dei fan. Molti dei ‘duri e puri’ di quei tempi in realtà a casa ascoltavano i Sottotono, e in tanti si sono offerti di essere ospiti nel disco. Scherzi a parete, se andiamo ad analizzare quello che facevamo, bella o brutta che fosse la nostra musica era unica. Inconsapevolmente negli anni Novanta facevamo già del buon pop italiano crossover”.