Ilaria Galassi, ex protagonista di Non è la Rai, ha rilasciato un’intervista a Fanpage in cui ha ripercorso la sua carriera nel mondo dello spettacolo e nella sua vita privata.

Partiamo dal 1990. Quando tutto è cominciato, eri sul divano di casa tua a guardare Domenica In.

Sì, quell’anno c’era in regia Gianni Boncompagni. In sovrimpressione c’era la scritta: ‘Cercasi ragazza pon-pon’. Dissi a mia madre: ‘Ti prego, fammi provare’. Ma lei, maestra elementare, era contraria: ‘No, devi studiare’. Mio padre, invece, prese il numero e chiamò. Feci un provino in costume intero e fui presa subito. Pochi giorni dopo, Boncompagni chiamò mio padre e gli disse: ‘L’anno prossimo farò un programma che si chiamerà Non è la Rai e durerà 5 anni. Vorrei che Ilaria ne facesse parte’. Da lì è iniziato tutto.

Quando ti sei resa conto di non essere più un’adolescente come tutte le altre ma di essere diventata un idolo per tanti ragazzi?

Dal secondo anno di Non è la Rai. Quanto mi piaceva questa cosa, mi sentivo una diva. Poi, però, quando si spegnevano le luci, andavo a casa e facevo la stessa vita di qualunque adolescente. Facevo i compiti, filavo a letto e basta.

Nel 2000, un’altra batosta. Hai avuto un aneurisma.

Sono stata male, in coma. Ho visto la morte in faccia. Quando ho avuto il malore, ero con Roberta Carrano (anche lei nel cast di Non è la Rai). Mi ha salvato la vita chiamando il 118. Senza di lei sarei morta. Il dopo è stato ancora più difficile dell’intervento. Non ricordavo più niente, prendevo barbiturici, ero sedata. L’aneurisma aveva compromesso il linguaggio e la memoria. Ci ho messo tre anni a riprendermi.

Di cosa ti occupi ora?

Davo una mano al mio compagno nel suo salone. Ero in cassa, mi occupavo della contabilità e degli appuntamenti. Adesso è tutto chiuso e non so neanche se riapriremo.

State pensando di chiudere?

Sì, chiudiamo, è inutile. Con l’emergenza Coronavirus ci abbiamo rimesso troppi soldi. Avevamo il salone da 6 anni.