Abbiamo avuto l’immenso piacere di intervistare Marco Guadagno, noto attore, doppiatore, direttore del doppiaggio (sono sui quasi tutti i film Marvel), dialoghista e regista teatrale italiano, nonché voce italiana, tra i tanti, di  Jason Priestley nel ruolo di Brandon Walsh in Beverly Hills 90210 Matthew Broderick (qua per la lista completa dei suoi lavori).

Ecco cosa ci ha raccontato Marco relativamente alla sua carriera, alle sue esperienze come attore, doppiatore e direttore di doppiaggio con tanto di interessanti e curiosi aneddoti.

Com’è iniziata la tua carriera?

Da molto lontano, dobbiamo tornare nel 1970, con un certo signor Sergio Leone, che è stata la prima persona che ho conosciuto nel mondo dello spettacolo. Mi portarono a casa sua, all’epoca non mi rendevo nemmeno conto di che prestigio avessi avuto. Disse di me ai suoi assistenti e dopo poco cominciai a lavorare come in piccoli ruoli come doppiatore a Cinecittà; mi pare che il primo film fosse con Adriano Celentano e Mariangela Melato. Poi sono arrivate le prime esperienze come attore, dove ho avuto un secondo incontro importante con Vittorio De Sica. Con lui girammo nel 1973 Lo chiameremo Andrea, film nel quale io interpretavo un alunno delle elementari. Piano piano ho cominciato ad alternare un po’ tutto, dal cinema, al teatro al doppiaggio.

Sei nato attore o sei nato doppiatore?

Mi sento un artista e questo mestiere è fatto anche di cinema, teatro radio, televisione, bisogna saper fare di tutto come ad esempio gli attori americani. Ho avuto la fortuna di avere una bella scuola da parte di personaggi famosi eccelsi, come dicevo, Leone, De Sica, Bolognini, Bertolucci, Fellini, Mastroianni, Gassman… L’amore per il doppiaggio è iniziato in famiglia, tramite un contatto nella produzione di Leone che ci permise di affacciarci in questo campo e vedere di cosa si trattava. Il doppiaggio viene visto come qualcosa unicamente legato alla voce, ma in realtà è molto legato alla recitazione, ci vuole tecnica e devi ricreare un’interpretazione. Negli anni ’80, infatti, ho voluto anche fare delle tournée a teatro per lavorare sul mio corpo e sviluppare più linguaggi. Diciamo che mi sono appassionato sempre di più all’insieme di questo mestiere, anche se poi il mio core business rimane il doppiaggio.

 

Parlaci dell’esperienza con Beverly Hills 90210… puntavate al suo successo?

Beverly Hills 90210 è una serie che ho preso con un’altra mia società negli anni ’90. Allo stesso tempo lavoravo per Mediaset, avevo fatto tanta tv per i ragazzi e un direttore decide di affidarmi la serie per la direzione del doppiaggio. La vedo e capisco subito che aveva un grande potenziale e che avrebbe potuto sfondare. Essendo il direttore faccio fare i provini per tutti personaggi e li mando a Milano. Il responsabile Mediaset, che aveva già seguito tanti miei lavori, mi chiede: “Ma tu non doppi nessuno?“. Per me andava bene esclusivamente la direzione, ma poi mi convinco a fare il provino per Steve, e lo spedisco di nuovo a Milano. Dopo qualche giorno proprio lui mi risponde: “Fai un provino su Brandon, la tua è una voce molto conosciuta e per me è quella giusta“. Mi convinco a fare questo provino solo per farlo contento, io personalmente non lo volevo nemmeno fare, tanto che gli dissi “Hai visto, non c’entro proprio niente con Brandon”, invece lui contentissimo, diceva che ero perfetto e… vinse lui. Così nasce il mio Brandon. 

Quanto durava il doppiaggio di una stagione?

Dipendeva dalle puntate di ogni singola stagione, in 10 anni sono state circa 160 puntate, tra le 15-16 a stagione, doppiavamo tutti quanti insieme fino a quando per motivi logistici abbiamo lavorato su colonne separate.

 

Com’è stata l’esperienza con il film Wargames – Giochi di guerra?

All’epoca mi chiamarono per questo film che sembrava molto divertente e poi è diventato un vero e proprio cult degli anni Ottanta. Matthew Broderick è un attore che mi è sempre piaciuto per la sua ironia e sono stato contento di doppiarlo recentemente in Manchester by the Sea… In Wargames c’è un errore di adattamento nei dialoghi: in una scena ambientata al NORAD il comandante del centro, parlando di computer li definisce “ammassi di chip al silicone”; in realtà i chip sono di silicio. L’errore di doppiaggio è dovuto al fatto che “silicio” in inglese si dice “silicon” (vedi “Silicon Valley” perché si chiama così…).

 

Sei la voce di Quattrocchi nel cartone animato I Puffi e anche dialoghista di tantissimi episodi. Che esperienza è stata?

Erano gli anni ’80, più o meno lo stesso periodo di Wargames. Per I Puffi ho fatto a lungo direzione, dialoghi e doppiaggio e in quel contesto non posso non raccontarvi un curioso aneddoto legato alla frase simbolo di Quattrocchi, …che è meglio!” Dovete sapere che quella frase non esiste nell’originale. Stavamo lavorando in sala e su una battuta mi accorgo che, per una questione di lyp sinc, sarei arrivato corto. Allora mi è venuto spontaneo, per stare appresso a lui che muoveva ancora le labbra aggiungere quel che è meglio! Sono scoppiati tutti a ridere in sala e da lì abbiamo deciso di tenerlo come suo tormentone.

Qualche anno fa è uscito il nuovo film su I Puffi e sono stato contattato per fare i dialoghi del film. Ovviamente non potevo non inserire la frase tipica di Quattrocchi, …che è meglio, solo che a lavoro finito mi chiamano dall’America dicendomi che quella frase non c’entrava niente perché non c’era nell’originale. Gli spiego che in Italia i Puffi sono diventati famosi con delle caratteristiche precise e riconoscibili e che la gente è cresciuta con quelle frasi. C’è stata una lunga discussione perché non riuscivo a farglielo capire: ho messo in chiaro che se non gli stavano bene i dialoghi io non avrei proseguito, perché non volevo assolutamente che quelle caratteristiche venissero tolte. Alla fine hanno accettato e vi dirò di più, hanno chiesto che il mio copione italiano venisse distribuito negli altri territori europei per mantenere una continuità e una fedeltà.

Nella tua carriera da attore puoi vantare diverse collaborazioni con il grande Carlo Verdone. Com’è stato il vostro primo incontro e in che rapporti siete?

Quello con Carlo è stato un incontro incredibile. Gli sono molto affezionato perché tra di noi è nata subito una simpatia reciproca e tuttora capita che ci sentiamo per telefono. Con lui ho fatto tre film: Il mio miglior nemico, Io, loro e Lara e Manuale d’Amore 3. Il mio primo vero incontro con Carlo è avvenuto in un albergo di Sabaudia durante le riprese de Il Mio Miglior Nemico; eravamo a cena, Carlo si alza e si siede al mio tavolo per parlarmi e capire se andava tutto bene con il mio personaggio. Ha avuto fin da subito un approccio molto collaborativo, mi chiese come avevo pensato di fare la parte ed era aperto a qualsiasi cambiamento. Si formò presto un rapporto da complici, ci ammazzavamo di risate e sono contento che mi scelse anche per gli altri film. Fu lui a propormi a Veronesi per la parte del carabiniere in Manuale d’Amore 3. Comunque Carlo è un ‘mostro’, perché ogni cosa che fai, lui la prende, la lavora ed è in grado di farla diventare anche altro. Inoltre ha dei tempi comici straordinari. 

 

Cosa si prova ad essere il dialoghista e il direttore di doppiaggio di quasi tutti i film Marvel? 

È una bella responsabilità e molto gratificante. Sono passati più di dieci anni da quando ho cominciato, quindi oramai ho acquisito una certa dimestichezza.  È capitato spesso che con i copioni Marvel si comincia a doppiare sul la versione preliminare, poi magari dall’America ti stravolgono tutto, cambiando mezzo film. Il primo Iron Man andai a missarlo a Los Angeles ai Warner Studio. Ogni sera il regista mandava un nuovo montaggio, io facevo in albergo gli aggiornamenti, li rimandavo indietro nello studio di doppiaggio in Italia, loro si svegliavano la mattina, vedevano i cambiamenti, li incidevano e mi rispedivano tutto con le nuove battute incise.

Trattandosi di una produzione così importante e di successo, i film Marvel sono blindatissimi e molto controllati a livello di privacy. In sala non si riesce a vedere quasi nulla del video se non mezza bocca; lo vediamo in bianco e nero, mezzo oscurato e pieno di scritte. Questa cosa può creare tanti problemi perché spesso non sai se hai tradotto bene un termine. Capita che arriviamo alla fase di missaggio quando si vede qualcosina di più e dobbiamo correggere delle cose. Ad esempio nell’ultimo Avengers il colpo di scena nel tag finale quando Nick Fury chiama Captain Marvel io non l’ho vista in studio, non si vedeva la persona che chiamava. 

Come hai scelto le voci dei personaggi?

Angelo Maggi per Tony Stark nasce da una mia idea, era la persona che andava a prendere più cose del personaggio a mio avviso. Con questi film non puoi rischiare di fare un riciclo di voci e utilizzare uno stesso attore per due personaggi, perché con gli Avengers c’è il rischio che si incontrino. Infatti, è il rischio che corriamo con Rocket e Occhio di Falco, doppiati entrambi da Christian Iansante. Se succederà in Avengers 4 probabilmente non li cambieremo perché comunque sono molto distinguibili.

Perché nel ’98 in Ronin hai preferito Stefano De Sando per doppiare De Niro invece che Ferruccio Amendola?

Ci fu una grande polemica. Ferruccio cominciava ad avere più di settant’anni e accusava già qualche problema di salute. In quel film De Niro aveva una storia d’amore con il personaggio di Natasha McElhon, era ancora bello in forma mentre purtroppo la voce di Ferruccio stava diventando calante a livello di tonicità. Quando ho visto il film, l’idea di metterci Ferruccio per me era sbagliata, non ero convinto, quindi ho fatto dei provini per vedere se ci fosse una voce più adatta e scegliemmo Stefano. Avevamo pensato anche a Gigi Proietti, solo che era impegnato in altri lavori.

Un’altra scelta importante l’hai fatta sulla voce di Clint Eastwood in Million Dollar Baby.

Anche là si è trattato di una scelta dovuta al tipo di film. Andando sull’emozione, per me era un film ‘sporco’ e Alberto Maria Merli aveva una capacità attoriale che ho ritenuto più giusta rispetto al solito doppiatore di Easwood, Michele Kalamera. Ripeto, in questo lavoro bisogna saper prendere delle scelte per il bene del film.

Ringraziamo davvero tanto Marco Guadagno per la piacevole chiacchierata e… non possiamo non dire che attendiamo con trepidazione l’uscita del prossimo Avengers 4!