In occasione di una serata organizzata a Milano dallo Ieo, l’Istituto europeo di Oncologia, Jovanotti ha ripercorso la battaglia della figlia Teresa contro il linfoma di Hodgkin:

“Si era accorta di avere un linfonodo che le faceva male. Siamo andati da un infettivologo, che le ha fatto fare un esame e mi ha detto di essere un po’ preoccupato e consigliato di farla vedere ‘meglio’. Quindi ho richiamato Paolo Veronesi. Nel frattempo ci eravamo sentiti per gli auguri di Natale, lui era venuto a un concerto. Ed è cominciata un’avventura che è continuata l’estate scorsa con mesi difficili. Da quel momento è iniziata un’avventura che è durata dall’estate scorsa per sei mesi difficili che si sono conclusi bene. Ora la malattia è scomparsa e Teresa ha ripreso la scuola”

Jovanotti racconta anche il periodo di cura della figlia Teresa:

“Lei e mia moglie hanno affrontato questo viaggio con una forza che mi ha sorpreso. Pensavo di essere io quello forte della famiglia, invece mi sono accorto che le gambe mi cedevano”.

Ripensando a quei mesi duri, Jovanotti ha spiegato:

“Ora posso rivedere tutto in modo un po’ più razionale. Quello che io ho imparato da padre, in quel momento, da essere umano coinvolto direttamente, è che queste cose si affrontano, oggi con strumenti molto più avanzati, evoluti, complessi, un giorno alla volta, con un obiettivo davanti, pensando al futuro, ma con coraggio, con speranza e con fiducia. Queste sono le parole fondamentali. Ma ne aggiungerei una, forse un po’ più astratta ma necessaria, con l’amore”.

Una lezione di vita. Allo Ieo, il cantante ha scoperto:

“Un luogo davvero eccezionale, da proteggere, da difendere. Che vive grazie alla spinta iniziale del professor Veronesi, il padre. Una spinta che non solo non finisce, ma viene continuamente alimentata. Noi ci siamo sentiti contemporaneamente molto normali, più o meno come gli altri, e molto speciali, come gli altri”.