Mank è il nuovo film di David Fincher ( Seven, Fight club, The social Network) che a 6 anni da Gone Girl – L’amore Bugiardo torna ai lungometraggi dopo le felice incursioni nel mondo seriale ( House of Cards e Mindhunter) per regalarci la storia di come è stata creata la sceneggiatura di Quarto Potere ( il magnifico film di Orson Welles ancora oggi considerato tra i migliori della storia del cinema per cui vinse l’oscar per la migliore sceneggiatura ) da parte dello sceneggiatore Herman J. Mankiewicz  per tutti Mank appunto.
La maestria di Fincher ci dona un meraviglioso spaccato della  vecchia Hollywood , ed al contempo dell’America stessa, coadiuvato da una fotografia in bianco e nero stupenda per farci immergere ancor di più negli States anni quaranta; come sempre nei lavori del regista non manca mai una critica alla società che stavolta si manifesta esplicitamente  nel potere della parola contro la politica. 
La parola, il linguaggio è  la vera protagonista del film in cui il personaggio principale Mank appunto, è interpretato da un Gary Oldman da Oscar, perfettamente  in parte che giganteggia per tutto il film, assieme a Tom Burke,  impressionante nell’interpretazione di Orson Welles praticamente identico all’originale ; il comparto tecnico ( scenografia,  montaggio e suono) del film è perfetto,  compresa la bellissima partitura  musicale di Trent Reznor ed Atticus Ross abituali compositori delle musiche dei lavori di Fincher, già premi oscar per The Social Network  che anche stavolta c’entrano il colpo.
Un film praticamente perfetto quindi sotto tutti i punti di vista,  soprattutto, perchè anche Mank , come C’era una volta a Hollywood di Tarantino,  è un grande atto d’amore verso il cinema, realizzati secondo gli stili diversi dei registi ma con la stessa passione per la settima arte.