In un’intervista rilasciata a “Rockol”. in occasione del concerto che ha tenuto ieri a Rock in Roma, all’Ippodromo delle Capannelle, Manuel Agnelli racconta del periodo musicale che sta vivendo e della fine degli Afterhours:

“Eravamo arrivati a un punto in cui avevamo ciascuno il proprio progetto parallelo alla band. Organizzare l’attività degli Afterhours nei ritagli di tempo dei vari componenti mi sembrava svilente, rispetto alla band. Ho inziato a far fatica a tenere insieme la baracca, dopo una gavetta lunghissima, in un’Italia un po’ strana, che somiglia a quella di adesso”.

Il cantante, inoltre, si schiera apertamente contro la corsa al sold out e al gigantismo:

“Io mi muovo all’opposto. Altrimenti non avrei fatto questo tour: non avendo pubblicato recentemente nuova musica, non è per niente conveniente con tutto quello che c’è in giro in questi mesi, sotto ogni punto di vista. Mi muovo pensando che ci sarà un ritorno, da parte del pubblico, ad andare a cercare cose con curiosità, oltre i concerti fatti di basi, autotune, fuochi d’artificio e ballerine”.

Ed aggiunge:

“E’ una corsa dopata. Molti di questi numeri sono gonfiati. Alcuni biglietti sono regalati. L’evento in sé esula dal contenuto: non importa pure cosa c’è dentro, alla fine. È l’apoteosi di quest’era basata sul culto del consenso a tutti i costi. E dei numeri come unico modo per stabilire se una cosa vale o non vale. C’è una tale destrutturazione culturale che per le persone, ormai, solo i numeri hanno un valore oggettivo. È un periodo di merda. Ma prima o poi esploderà. Speriamo che non ci inondi tutti”.