In una lunga intervista rilasciata a “Libero Quotidiano”, Matteo Cambi, l’ex patron del noto marchio di abbigliamento “Guru“, registrato nel 1999 a soli 22 anni, ha raccontato il periodo più buio e difficile della sua vita, quando era sopraffatto dall’uso di sostanze stupefacenti:

“Un giorno, quando avevo ventiquattro anni, un mio amico mi regalò degli ovuli. Credimi che non capivo di cosa si trattasse ma facevo finta di sapere tutto; devi pensare che fino a quel momento non avevo mai fumato nemmeno una canna. Io sono sempre stato un ipocondriaco spaventato dal perdere il controllo e non sentii nulla, né di positivo né di negativo, e così, ogni venerdì sera iniziai a fare uso di cocaina. Da quel momento la droga è diventata la mia compagna di vita. La cocaina gestiva le mie emozioni. I miei alti e i miei bassi. Mi facevo dieci pezzi al giorno e quando ero in astinenza, grattavo il muro con la bibbia. Simulavo che il bianco della parete fosse bamba. Sono vivo per miracolo.”

Oltre alla cocaina, Cambi si sofferma su un’altra sua dipendenza, quella relativa alla popolarità e al successo che ebbero le sue magliette:

“Le magliette divennero famose inizialmente ad un gruppo di amici calciatori come Vieri e Maldini che le iniziarono ad indossare. Ero diventato un gigante con i piedi d’argilla smanioso di essere riconosciuto. E così per questa mia debolezza spesso iniziavo delle relazioni con persone del mondo del jet-set per andare sui giornali”.

Matteo Cambi a soli ventidue anni divenne un fenomeno di marketing e di imprenditoria ma dentro l’abisso della mancanza del padre lo distruggeva:

“Avevo sei anni ed era un sabato mattina quando mio papà venne ucciso in macchina da un automobilista che non aveva rispettato lo stop. Quel ricordo non mi abbandonerà mai e, credo, sia all’origine di ogni mia debolezza”.