Mauro Repetto è stato intervistato da Fanpage dove ha raccontato alcuni aneddoti sulla sua carriera. Ecco un estratto:

Ti aspettavi che gli 883 potessero continuare solo con Max o pensasti che forse avresti potuto causare la fine di quell’esperienza?

Quando me ne sono andato via non lasciavo un Titanic che stava affondando, ma era al massimo, all’apogeo di una civilizzazione, non avevo dei sentimenti di andare via lasciando qualcuno in difficoltà. Però, sai, io pensavo solo a ciò che era davanti, non potevo barare, pensare al passato e avere delle zavorre, dei ricordi, se volevo ricominciare da zero, andare su un’altra giostra. Sapevo che gli 883 erano una bomba micidiale, come lo era Gli anni, ma io dovevo soddisfare i miei sogni, non i sogni di un altro.

Ti sei mai pentito di non aver mai firmato Gli Anni, canzone che pure avevi scritto con Max? 

Gli anni è l’ultima canzone che scriviamo assieme io e Max, è proprio il triplice fischio finale. “Stessa storia, stesso posto, stesso bar”, mi rendo conto che la canzone è bellissima, ma io non voglio né la stessa storia, né lo stesso posto, né lo stesso bar, pur rendendomi conto che una canzone mitica e che mi piace di brutto. Io voglio andarmene via, voglio andare alla settimana della moda, voglio conoscere una donna che per me è la più bella del mondo, in quel momento; stavo bene con Max, stavo bene a Pavia, stavo bene con i miei genitori – perché all’epoca vivevamo ancora coi nostri genitori -, ma ho questo tappo che voglio far esplodere e Gli anni segnano, non la claustrofobia, ma la decisione finale irreversibile: devo andarmene via perché voglio un’altra storia, un altro posto e un altro bar a New York, Los Angeles, a Miami, sull’Ocean Drive e ci vado. Quindi la mia onestà intellettuale mi porta ad andare via senza firmare questa canzone, perché anche se chiaramente è l’ultima che abbiamo fatto assieme ma non mi appartiene, è un altro film, io voglio diametralmente un’altra direzione, anche se mi rendo conto che è una canzone bellissima.

fonte FANPAGE