Stefania Sandrelli è stata intervistata dal Corriere.it e ha raccontato alcuni dettagli riguardo la sua storia passata con Gino Paoli. Ecco un piccolo estratto: 

Un coraggio che a Stefania non è mai mancato.
«Certo, perché sono nata e cresciuta in una tribù, una famiglia piena di maschi, ho imparato da loro. E quando sono rimasta incinta di Amanda, da un uomo sposato (Gino Paoli ndr), ho affrontato serenamente lo scandalo: stiamo parlando del 1964».

Per questo decise di darle poi il suo cognome?
«No, per un altro motivo. Il nome di nostra figlia lo aveva scelto Gino e non ero d’accordo, perché una mia compagna molto violenta con me si chiamava proprio Amanda: tutte le volte che aspettavamo l’autobus insieme per andare a scuola, mi prendeva a cartellate in testa, mi rintontiva! All’inizio subivo, ma poi mi ribellai, gliene ho date altrettante e si è tolta il vizio. Comunque, tornando al nome, venni convinta da Gino: Amanda suonava come il gerundio di amare, era bello. Siccome però aveva deciso lui il nome, io decisi il cognome Sandrelli, punto e basta».

Riguardo alle rivendicazioni, lei si è mai sentita discriminata sul set?
«No, perché ho sempre avuto un caratterino ribelle. Per esempio con Pietro Germi, che mi ha trasmesso le basi fondamentali del mestiere, a volte ci scontravamo. Quando lui urlava durante le riprese io gli rispondevo strafottente: ahò! io faccio quello che posso, strilla di meno e fammi capire di più… e lui si calmava».