George Clooney si presenta alla 74° Mostra del Cinema di Venezia con il film Suburbicon, alla sua sesta esperienza da regista. La gestazione di questo film, che vede come interpreti principali Matt Damon, Julianne Moore e Oscar Isaac, risale a circa vent’anni fa, da un vecchio copione dei fratelli Joel ed Ethan Coen, ripreso e riscritto da Clooney in chiave più contemporanea, con l’intento di descrivere parte della realtà sociale e politica dell’America di oggi, tinta di razzismo sotto il comando di Donald Trump. 

Il film è ambientato nel 1959, nella tranquilla cittadina-modello Suburbicon, dove l’apparenza fa da padrona e dove vige un’evidente ipocrisia sociale mascherata da persone che conducono vite familiari perfette nelle loro smaglianti villette a schiera, con macchine linde e nuove e prati sempre verdi. A smuovere bruscamente gli animi dei cittadini di Suburbicon, il trasferimento di una nuova famiglia: moglie, marito e figlio con un unico, piccolo -grande- difetto. Sono neri. 

 

All’interno di questo quadro cittadino scombussolato dal nuovo arrivo, la lente d’ingrandimento si posa sulla famiglia Lodge, i vicini di casa. Nello specifico, assistiamo alle vicende di un padre di famiglia e sua cognata (…), che si ritroveranno in una spirale di fatti ed eventi tinti di pazzia, paradossi e violenza (ed è qui che si vedono gli accenni della scrittura dei fratelli Coen).

 

Il problema principale di questo film, che, personalmente mi è parso di riscontrare, è che non si capisce la direzione che vuol prendere. Vuol parlare di razzismo o vuole focalizzare l’attenzione sulla pazzia della famiglia Lodge? L’accostamento di due temi diversi ci starebbe anche, ma il fatto è che non vengono amalgamati bene, ma, al contrario, creano confusione. Molto più interessante sarebbe stato focalizzarsi solo sul secondo aspetto, dato che la materia prima ci sta e pure di ottima fattura. Alcuni spunti sulla storia dei personaggi di Matt Damon e Julianne Moore infatti (molto ben interpretati, soprattutto da quest’ultima con un picco nella scena con Oscar Isaac) sono veramente esilaranti, ma nel complesso del film, soprattutto nell’intento, c’è qualcosa che stona. Sarà stato il riadattamento del copione verso una critica politica? Forse si. L’impronta dello stile dei fratelli Coen c’è e rende la pellicola divertente, ed è per questo che vi ci si doveva puntare di più. 

In uscita nelle sale italiane a dicembre.