SINOSSI

L’emozionante racconto degli ultimi giorni di vita di Stefano Cucchi e della settimana che ha cambiato per sempre la vita della sua famiglia.

 

 

 

NOTE DI REGIA

Quando Stefano Cucchi muore nelle prime ore del 22 ottobre 2009, è il decesso in carcere numero 148.

Al 31 dicembre dello stesso anno, la cifra raggiungerà l’incredibile quota di 176: in due mesi trenta morti in più.

Nei sette giorni che vanno dall’arresto alla morte, Stefano Cucchi viene a contatto con 140 persone fra carabinieri, giudici, agenti di polizia penitenziaria, medici, infermieri e in pochi, pochissimi, hanno intuito il dramma che stava vivendo. È la potenza di queste cifre, il totale dei morti in carcere e quello del personale incontrato da Stefano durante la detenzione che mi ha spinto a raccontare la sua storia: sono numeri che fanno impressione, perché quei numeri sono persone.

Di tutta la vicenda, le polemiche, i processi, è l’ovvia ma allo stesso tempo penosa impossibilità di difendersi, di spiegarsi, da parte della vittima ad avermi toccato profondamente: tutti possono parlare di lui, tranne lui. Ecco, Sulla mia pelle nasce dal desiderio di strappare Stefano alla drammatica fissità delle terribili foto che tutti noi conosciamo, quelle che lo ritraggono morto sul lettino autoptico, e ridargli vita.

Movimento. Parola. Sulla mia pelle, tra le varie cose, è modo di battere, di opporsi alla più grande delle ingiustizie: il silenzio.

Di tutte le parole che negli anni sono state spese sul suo caso queste sono, per me, le più illuminanti: «Non è accettabile, da un punto di vista sociale e civile prima ancora che giuridico, che una persona muoia non per cause naturali mentre è affidata alla responsabilità degli organi dello stato». Giuseppe Pignatone, procuratore della Repubblica di Roma.

RECENSIONE

Il film in questione pone le basi per dibattito sia politico che morale. La storia è stata seguita molto ed è diventata più politica che umana nel corso degli anni. Se dobbiamo parlare di un discorso estremamente cinematografico dobbiamo assolutamente parlare di una grande interpretazione da parte di Borghi. Lui è la vera anima del film. Cambia il tono di voce, si immedesima veramente nella parte fino al punto di credere che Stefano Cucchi sia veramente lui. Dopo Suburra un’altra interpretazione degna di nota, stiamo parlando di uno degli attori italiani più bravi e influenti della nostra generazione. Passiamo a Jasmine Trinca; non si vede molto, la figura di Ilaria Cucchi non viene approfondita a pieno come vorremmo perché è lei che ha dato il via a tutta questa inchiesta e sinceramente ci aspettavamo che la sua figura fosse approfondita maggiormente.

Passiamo invece alla ricostruzione dei fatto. Il film segue passo passo le inchieste giudiziarie, in realtà senza spoilerarvi troppo non vi aspettate quello che pensate, il film pone il dubbio, cerca di incanalarvi verso la verità senza sapere come sia potuto accadere una clamoroso fatto come la morte del povero Cucchi. Alla fine della proiezione sarete abbastanza tristi perché già sapete come va a finire ma la vera domanda spetterà a voi, quello che dovrete chiedervi sarà…SARA’ANDATA VERAMENTE COSI’?…. Ogni altro argomento è superfluo….UN FILM DA VEDERE E RIVEDERE…