Intervistato dal “Corriere della Sera”, Umberto Smaila racconta della richiesta ufficiale da parte del presidente del Senato per avere la sua presenza in finale a Sanremo 2024, in modo di poter parlare delle foibe, lui che è nato da una famiglia di esuli fiumani:

“Tanto non mi chiameranno mai, ui mi ha risposto: e io lo dico lo stesso. Non mi vengono neanche i brividi all’idea perché so che non succederà. Sono un personaggio del mondo dello spettacolo, so che le regole di scaletta di una prima serata sono rigide, figuriamoci per la finale. Non saprebbero nemmeno come inserirmi. Ad ogni modo, l’importante è che se ne parli e se questo appello di La Russa ha contribuito a fare un po’ di rumore, penso abbia fatto bene”.

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Tra l’altro a Smaila non sembra essere entusiasta del Sanremo di Amadeus:

“Prima il centro del Festival erano le canzoni, poi lo sono diventati i cantanti e adesso sono venuti meno anche loro, ci sono i personaggi. Io al Festival ho partecipato come autore con la canzone “È tutto un attimo” di Anna Oxa che secondo molti è una delle più belle della storia di Sanremo. Va bene così”.