La canzone

Era il 28 gennaio 1985 quando venne incisa una canzone che aveva l’intenzione di raccogliere quanti più fondi possibili a favore della popolazione dell’Etiopia che quel terribile anno fu colpita da una carestia tremenda. Venne scelta la sigla USA For Africa, con l’acronimo USA a significare United Support Artists for Africa, per tentare uan raccolta di fondi straordinaria. La registrazione del brano si tenne la notte del 28 gennaio 1985, agli Hollywood’s A&M Studios. Al progetto United Support of Artists for Africa (USA for Africa) hanno partecipato 45 musicisti, per lo più americani. La Columbia Records si accollò per intero le spese di produzione e di distribuzione. We Are the World fu pubblicato il 7 marzo 1985, in ottocento mila copie, che andarono subito esaurite.

La canzone era “We Are The World“, scritta da Michale Jackson e Lionel Richie, fu prodotta da Quincy Jones e vide la partecipazione, come voci soliste, di Stevie Wonder, Diana Ross, Ray Charles, Tina Turner, Dionne Warwick, Paul Simon, Al Jarreau, Kim Karnes, Steve Parry, Cindy Lauper, Billy Joel, Bob Dylan e Bruce Springsteen.
La base strumentale di We Are the World, con le voci guida di Richie e Jackson, fu registrata al Lion Share Recording Studio di Kenny Rogers il 22 gennaio 1985. Due giorni dopo, Jones fece recapitare una cassetta con la linea vocale a tutti gli artisti che avevano aderito al progetto, accompagnata da una lettera che li pregava di non duplicarla o diffonderne in alcun modo il contenuto nonché di riportarla il giorno della registrazione. Il giorno seguente i singoli versi della canzone a cui ciascun cantante solista avrebbe dato il proprio contributo furono meticolosamente scelti da Jones assieme all’assistente di produzione e arrangiatore Tom Bahler sulla base dell’estensione e del timbro di ciascuna voce. La notte stessa fu anche deciso lo studio dove registrare le voci, anch’esso coperto dal massimo riserbo nel timore che un così gran numero di artisti famosi riuniti in un solo luogo attirasse una folla spropositata, facendo precipitare nel caos l’intero progetto.

Il caso Bob Dylan

Attraverso i bellissimi video backstage della registrazione, possiamo vedere le prove su prove che tutti gli artisti hanno dovuto fare prima del take buono. Un’occasione bellissima per vedere i cantanti interagire tra di loro, sbagliare, provare. Quasi come se fosse più interessante il making of che la canzone in se. 35 minuti di spettacolo. Tra le cose però più buffe che possiamo notare, è impossibile non mettere al primo posto Bob Dylan.
Bob Dylan è uno dei cantautori più importanti della storia del rock. Cantastorie, vincitore del Nobel per la Letteratura ed a ragione, nella sua vita ha conosciuto tanti altri grandi artisti.
Arrivato in studio per registrare, viene adulato da tutti, viene circondato, abbracciato. La prima cosa che lo accoglie è un abbraccio di Bruce Springsteen, poi durante le varie pause socializza con gli artisti, che lo riempiono di domande, entusiasti di averlo lì. Diana Ross fu un’altra a saltargli addosso per abbracciarlo, Al Jarreau a quanto pare gli disse:”Bobby, nel mio modo stupido, voglio solo dirti che ti amo”. Poi ancora mentre incideva, essendo un perfezionista, non amava molto la parte parlata. Ci penso Stevie Wonder a rassicurarlo, fiero di lui che non a caso aveva una parte solista. Eppure durante tutto questo, non sembra un Bob Dylan rilassato, a suo agio.

Il primo piano

Ed ecco allora che un bel primo piano su Bob, diventato fonte di meme e video comici sul web, ci fa da prova schiacciante. Un video di pochi secondi, isolati dalla clip della storica canzone collettiva del 1985 per la lotta alla fame nel mondo. Dylan che, mentre tutti gli altri cantano convinti, sembra chiedersi: “cosa ci faccio qui?“. Forse arrivò in studio un po’ “alterato”, forse no, fatto sta che questo reperto è indubbiamente il lato più esilarante di quella notte di registrazioni che fece la storia della musica.