Lo annunciò venerdì 22 novembre 1991, ma la data che viene ricordata è il 23 perché la notizia fu il titolone di tutti i giornali. Freddie Mercury, dal letto della sua casa di Logan Place, a Londra, ventiquattr’ore prima di morire rilasciava questa dichiarazione:

“A seguito delle enormi congetture sulla stampa, desidero confermare di essere risultato positivo al test per l’HIV e di avere l’AIDS. Ho ritenuto corretto mantenere queste informazioni private al fine di proteggere la privacy di coloro che mi circondavano. Tuttavia, è giunto il momento per i miei amici e i fan di tutto il mondo di conoscere la verità, e spero che tutti si uniranno a me e ai miei medici nella lotta contro questa terribile malattia”.

Poche ore dopo Freddie si spense, a causa di una broncopolmonite, aggravatasi per complicazioni dovute all’AIDS. Aveva solo 45 anni.

I funerali, che si svolsero al Kensal Green Cemetery, furono celebrati da due sacerdoti zoroastriani; alle esequie parteciparono soltanto trentacinque persone tra cui i suoi genitori, la sorella Kashmira con il marito, i suoi compagni di band John Deacon, Brian May, Roger Taylor, Mary Austin e i cantanti Elton John, Michael Jackson e David Bowie. Il feretro venne accompagnato nella cappella al suono delle cover di Aretha Franklin di Take My Hand, Precious Lord e You’ve Got a Friend.

Secondo le sue ultime volontà, Mercury fu cremato e le sue ceneri affidate a Mary Austin, la quale le conservò nella sua camera da letto per circa due anni e successivamente le sparse segretamente nel luogo scelto dal cantante. Nel suo testamento, il cantante affidò la metà esatta del suo patrimonio, pari a circa dieci milioni di sterline, oltre alla Garden Lodge, all’ex compagna, mentre il resto del patrimonio fu diviso tra i genitori e la sorella Kashmira Bulsara-Cooke; anche Jim Hutton, Peter Freestone, Joe Fanelli e Terry Giddings, suo autista e guardia del corpo, ottennero parte della sua eredità. Il muro esterno della Garden Lodge divenne di fatto un santuario di Mercury, con i fans che tappezzarono il muro di scritte e fogli di carta, divenendo secondo il Time Out il più grande tempio rock ‘n’ roll di Londra”.