In un’intervista a “Il Corriere della Sera”, Antonello Venditti racconta della separazione da Simona Izzo, della depressione che lo ha colpito e dell’aiuto che gli ha dato Lucio Dalla:
“Mi ero separato da mia moglie, avevo paura del pubblico e caddi in depressione. In alcuni momenti pensai al suicidio. Con la macchina. L’unica cosa che mi era rimasta”
Poi è arrivata la svolta: il ritorno a Roma, l’ispirazione che lo ha travolto all’improvviso e le canzoni, “Ci vorrebbe un amico”, “Grazie Roma” e “Notte prima degli esami”:
“Mi è arrivata tutta d’un botto. Tornavo a Roma dopo quattro anni di esilio, mi riconciliai con la città”.
Un’educazione rigida, vissuta nella solitudine, che, però, ha saputo trasformare in musica:
“Essere sovrappeso mi ha segnato. Ma anche oggi il bullismo esiste, solo che passa dai social: so bene di cosa parlo, dopo quel fake in cui sembrava avessi insultato una ragazza disabile. Ma era un montaggio. Ora c’è una denuncia in corso”.
Quanto al futuro della musica, non si fa illusioni:
“Apprezzo le improvvisazioni di Achille Lauro e la gavetta di Lucio Corsi. Ma il problema è che sono tutti a scadenza. Hanno dentro la morte artistica, vedi i Maneskin. Bisognerebbe inserire la musica nella Costituzione. Per preservarla”.
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