Bobby Solo compie 60 anni di carriera e racconta a “Leggo” come ha iniziato a scrivere canzoni:

“Ho sempre fatto solo quello che sentivo, nel bene e nel male. Ho iniziato con i miei primi tre 45 giri nel 1963, a 19 anni. Ma nessuno lo sapeva, me li compravo da Discoland, a Milano. E la mia zia Edvige me li prendeva a Trieste. A settembre ci fu a Milano un X Factor preistorico: Ribalta per Sanremo. C’erano Remo Germani, Ricky Gianco, Gino Santercole. Io ero piccoletto, cantai Ora che sei già una donna. Quando Gianni Ravera, l’organizzatore di Sanremo, ascoltò la mia voce, mi abbracciò e mi disse: “Ti porto al Festival”.

Così, nel 1964 Bobby Solo portò “Una lacrima sul viso”:

“Scrissi un testo molto casareccio. Tramite il padre, incontrai Mogol, con cui ormai siamo fratelli. E così nacque la canzone. Ma la Ricordi non credeva in me. Dicevano che avevo i bassi di Frankenstein e il falsetto di un castrato della Cappella Sistina! Mi dicevano che dovevo imitare Celentano, non Elvis Presley”.

A questo punto Bobby Solo racconta come andò a Sanremo:

“Un trionfo. Ma solo dopo la prima serata. All’inizio in albergo mi avevano messo in un sottoscala, in una camera senza bagno. Ma dopo la mia esibizione (in playback, perché mi si erano paralizzate le corde vocali) alla Ricordi erano arrivati 300mila ordini del 45 giri. Così mi portarono alla nuova stanza: una suite all’ultimo piano”.