Cesare Cremonini è uno dei cantautori italiani più amati degli ultimi 20 anni. Dal 10 al 12 dicembre arriverà nelle sale il film evento sul concerto di Imola dello scorso luglio che ha radunato oltre 75mila persone. Intervistato da Repubblica, il cantante Bolognese ha parlato così dei suoi esordi con i Lunapop:

“Diciamo la verità, sarei potuto oggettivamente sparire dopo la fine dei Lùnapop, c’erano tutte le caratteristiche per una storia breve. Ciò che ha portato me fin qui dopo anni di concerti gratuiti nelle piazze, nelle quali non mi veniva a vedere nessuno, oppure in cui rinunciavo ai compensi perché non c’erano soldi per la promozione, è stata la scrittura delle canzoni. È vero, avevo un contratto importante con la Warner, ma con me non ci parlava nessuno, i Lùnapop erano stati un percorso troppo grosso per dare spazio solo a me. È stato solo per merito della scrittura delle canzoni, dell’onestà con la quale ho cercato di farle, che mi sono tirato su. Ho preteso dalla mia musica di essere in simbiosi con la mia crescita come persona, ho iniziato a rallentare la corsa e poi i risultati sono arrivati. Questo concerto credo sia la testimonianza di una storia che è una bellissima storia da raccontare”.

E anche un evento da festeggiare.

“Sì, ma per quanto i risultati siano importanti, determinanti, servano a posizionare un’artista, poi c’è la tua valutazione di te stesso. Io penso alle canzoni, questo mi rende inquieto e questo mi muove, non mi sento arrivato. Anche perché credo di essere uno degli ultimi cantautori che porta sulle spalle e nell’anima un’eredità che viene dai grandi del passato, dall’era pre-digitale, e questo mi spinge a essere un ponte tra due mondi diversi. Sono proiettato verso il futuro, ma ci voglio portare dentro qualcosa che il digitale tende a cancellare, ovvero un rapporto con la storia, con la conoscenza, con una cultura musicale pop italiana e non solo. È un compito che sento mio, è un’energia molto forte che mi muove. Ma non sono Imola o gli stadi o un successo che mi fanno stare più tranquillo su quello che sono e che faccio, non lo delineano e non lo concludono.