Gabriele Patriarca conquistò il primo posto allo Zecchino d’Oro nel 1993 interpretando Il coccodrillo come fa? insieme a Carlo Andrea Masciadri. Oggi, in un’intervista rilasciata a Fanpage.it, racconta la sua storia. Ha 36 anni, è sposato con la doppiatrice Eva Padoan e ha due figli, Anita e Alessandro. Attualmente lavora come attore e doppiatore. Nel corso della sua carriera ha dato voce a numerosi personaggi, tra cui Neville Paciock nella saga di Harry Potter, Elliott nel nuovo doppiaggio di E.T. l’extra-terrestre e Jackson nella serie Hannah Montana.
Ecco le sue parole:
“Sono contento di avere cantato Il coccodrillo come fa perché è stato l’inizio di tutto. Senza quel colpo di fortuna non avrei conosciuto mia moglie e non avrei avuto i miei due figli. A volte, però, mi piacerebbe essere ricordato per qualcosa di più maturo. Mi impegno, lavoro sodo, ma sono sempre il bambino del coccodrillo. Da 30 anni faccio il doppiatore. In alcuni periodi lavoro 20 ore al giorno, incessantemente, ma cerco di essere sempre presente per i miei bambini. L’Intelligenza Artificiale? È una minaccia concreta per il mio lavoro.”
Qui il ricordo dello Zecchino d’oro.
A 5 anni hai vinto lo Zecchino d’oro con la canzone “Il coccodrillo come fa?” in coppia con Carlo Andrea Masciadri. Come sei stato selezionato per cantarla?
Con le mie maestre dell’asilo andai alle prime selezioni, quelle di quartiere. Le superai e andai a quelle di Roma, poi le regionali e infine a Bologna, dove associarono i bambini alle canzoni.
Alla conduzione c’era Cino Tortorella. Che ricordo serbi di lui?
Il grandissimo Mago Zurlì. Dopo la vittoria ho lavorato tantissimo con Cino. Faceva spettacoli in giro per l’Italia e chiese ai miei genitori di portarmi in alcune tappe. Grazie a lui, tra i 7 e i 9 anni ho girato l’Italia. E ogni volta che veniva nel Lazio ero suo ospite d’onore. Grazie a lui ho imparato tante cose.
Mariele Ventre dirigeva il coro.
Mariele non l’ho più vista dopo lo Zecchino d’Oro. Il contatto con lei è stato abbastanza breve, giusto per le dirette. Mi sembrava una signora molto ferma e severa con i bambini, però aveva anche un animo dolce. Per gestire un coro di bambini scalmanati devi evidentemente essere un po’ di polso.
I bambini che vincono lo Zecchino d’oro non ottengono un premio in denaro. C’è stato comunque un regalo per te?
In realtà non ho mai ricevuto soldi per questa cosa. Se mi dessero 1 euro ogni volta che trasmettono la canzone da qualche parte, sarei ricco. Però sì, mi diedero un regalo. Una bicicletta, se non ricordo male.
Con Carlo Andrea Masciadri siete ancora in contatto?
Non lo sento tantissimo. Ci siamo visti qualche anno fa per una reunion, poi ci siamo scritti un po’ sui social. Lui vive in Svizzera e fa l’oboista. Suona l’oboe per un’orchestra sinfonica. È molto realizzato e contento.
Trentadue anni dopo, “Il Coccodrillo come fa” è per te più croce o delizia?
Sicuramente delizia, però ogni tanto anche croce. Mi spiego. Sono contento di averla cantata perché è stato l’inizio di tutto. Senza quel colpo di fortuna, probabilmente, non avrei lavorato nel mondo dello spettacolo, non avrei conosciuto mia moglie e non avrei avuto i miei due bambini. È tutto correlato.
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