Nel suo libro di memorie “Being Henry: The Fonz… and Beyond“, Henry Winkler affronta in maniera dettagliata il tema della dislessia, disturbo del quale è affetto da quando aveva 30 anni, quindi nel pieno della sua fama con Happy Days.

Anche nel bel mezzo di ‘Happy Days’, all’apice della mia fama e del mio successo, mi sentivo imbarazzato, inadeguato“, scrive nelle pagine del libro Winkler. “Ogni lunedì alle 10 avevamo una lettura a tavolino del copione e a ogni lettura perdevo il mio posto o inciampavo. Tralasciavo una parola, una battuta. Non riuscivo mai a dare la battuta giusta, il che mandava a monte la battuta della persona che recitava la scena con me. Oppure fissavo una parola, come ‘invincibile’, e non avevo la minima idea di come pronunciarla o anche solo di come scandirla”.

Winkler continua: “Io e il mio cervello eravamo in codici postali diversi. Nel frattempo, gli altri attori mi aspettavano, fissandomi: era umiliante e vergognoso. Tutti i membri del cast erano calorosi e solidali, ma io sentivo costantemente di deluderli. Dovevo chiedere i miei copioni molto presto, in modo da poterli leggere più e più volte, il che metteva ulteriore pressione agli sceneggiatori, che erano già sotto pressione ogni settimana, dovendo preparare 24 copioni in rapida successione. Tutto questo all’apice della mia fama e del mio successo, mentre interpretavo l’uomo più figo del mondo”.

Solo quando il figliastro di Winkler è stato sottoposto a una valutazione per la dislessia, Winkler ha capito che anche lui poteva avere questo disturbo dell’apprendimento. Dopo aver ricevuto la diagnosi, Winker era “così fottutamente arrabbiato” perché “tutta l’infelicità che avevo passato non era servita a nulla”.