Uno dei film più importanti di Renato Pozzetto è “Il Ragazzo di Campagna” che come al solito tiene incollati molti telespettatori davanti al teleschermo. In molti si sono chiesti molte domande riguardo al film tra cui l’origine della mitica battuta “TAAC” che contraddistingue l’attore milanese. Proprio lui l’ha spiegata nel corso degli anni sia al Corriere.it che ultimamente nella trasmissione “A Ruota Libera”.

IL FILM

Diretto nel 1984 da Castellano e Pipolo la pellicola racconta la storia di Artemio, contadino di Borgo Tre Case (località sperduta – inventata – della campagna lombarda), che in occasione del suo 40mo compleanno decide di lasciare mamma (la signora Giovanna, interpretata da Clara Colosimo) e aspirante fidanzata (Maria Rosa, che ha il volto di Sandra Ambrosini) per andare in città a cercare fortuna. Lì incontrerà Angela Corsi (Donna Osterbuhr), ma si accorgerà presto che la vita nella grande metropoli non è semplice come se l’era immaginata. Ecco dunque alcune curiosità che forse non tutti conoscono.

COME E’NATA LA BATTUTA TAAC?

La battuta della scena del monolocale prende spunto da un amico dell’attore conosciuto al Derby, storico ritrovo di Renato Pozzetto e Cochi Ponzoni:

“Taac l’ho imparato da un nostro amico che frequentava il locale dove ci esibivamo, il Derby, e lo usava nel suo modo di fare. Era simpatico perchè raccontava delle cose stupide e mentre lo faceva metteva un dito in gola e diceva TAAAC oppure ti pestava il piede e diceva TAAAC. Allora l’ho copiato e l’ho portato in casa e al cinema, come nel Ragazzo di Campagna. L’autore si chiamava Mario Valeria e lo ringrazio”

COME SI SONO CONOSCIUTI POZZETTO E BOLDI?

Nel film uno dei personaggi più iconici è Severino Cicerchia, cugino di Artemio, interpretato da Massimo Boldi. La sua presenza è molto breve ma è rimasta nel cuore di molti sopratutto per i suoi problemi di aerofagia. Negli speciali del dvd Pozzetto ha raccontato come si sono conosciuti i due:

“Massimo stava in un orchestra che ci accompagnava durante le nostre esibizioni al Derby insieme al fratello. Lui suonava la batteria e poi ci hanno seguito anche in varie apparizioni live. Eravamo veramente disperati, al di fuori del lavoro cercavamo di descrivere le cose che ci capitavano nella vita. Cercavamo di raccontare le nostre cose divertenti, eravamo talmente poveri che l’unica cosa che potevamo fare era parlare per far ridere. Questo era il trucco che usavamo anche con i nostri spettatori”