Dopo Dumbo e Aladdin, l’ultimo remake live-action portato sul grande schermo nel 2019 dalla Disney è Il Re Leone, che approderà nei cinema italiani il 21 agosto.

Uscito nel 1994, il film d’animazione conquistò tutti e rimane ancora oggi uno dei lungometraggi più amati e ricordati, grazie alla sua aderenza alla realtà, una storia sugli affetti familiari e sulla rivalsa, basata – come forse non tutti sapranno – sull’Amleto di William Shakespeare e contornata da una colonna sonora emozionante (vincitrice di due Premi Oscar, uno a Hans Zimmer e l’altro a Elton John e Tim Rice per la Miglior canzone “Can You Feel The Love Tonight” ). Se aggiungiamo a queste premesse la presenza di personaggi esclusivamente animali e non umani, ecco che si staglia all’orizzonte la sfida forse più difficile per la Walt Disney Pictures per far fronte ad un live-action. Il risultato? Tanta verosimiglianza, ma meno forza fantastica e capacità immaginativa rispetto all’originale.




Il realismo in CGI

La regia del nuovo Re Leone è stata affidata a Jon Favreau, solido attore e regista che solo tre anni fa ha prodotto e co-diretto un altro rifacimento live-action Disney, Il Libro della Giungla. Favreau ripercorre la strada della verosimiglianza e del «realismo» percorsa dal cartone, adoperando esclusivamente la CGI (non c’è nulla di vivo o sequenze prese dal vivo nel film). Tale tecnologia insegue un effetto-di-realtà che ha dello sbalorditivo: la somiglianza con gli animali veri è sorprendente, quasi da farti credere di trovarti davvero in una autentica savana africana. Se non fosse per l’esigenza di far parlare i personaggi tramite i movimenti della bocca, potremmo benissimo pensare di star guardando un documentario in alta definizione su Nationl Geographic. 

Questo aspetto è stato valutato come un’arma a doppio taglio nei giudizi sul film, tra chi è rimasto esaltato nei dettagli e chi, invece, ne recrimina una mancanza di espressività e immaginazione. Puntando al realismo, i volti degli animali perdono effettivamente capacità espressiva, risultando tendenzialmente piatti e meno coinvolgenti a livello umano. 

Parlando della storia, c’è poco da dire se non estrema fedeltà. Non è stato cambiato nulla, le sequenze seguono di pari passo quelle del cartone. In quest’ottica bisogna necessariamente allungare la durata del film, che in originale era di 88 minuti. Una dilatazione dei dialoghi (con digressioni forse troppo lente) e l’inserimento di due nuove canzoni hanno allungato il minutaggio a 118′.




Le musiche si sono attenute all’originale, con l’aggiunta di due nuove tracce, Spirit di Beyonce e Never Too Late, il brano inedito di Elton John per i titoli di coda. Hans Zimmer ha rifirmato la colonna sonora.

La versione italiana ha proposto un’inedita canzone, L’amore è nell’aria stasera, eseguita da Marco Mengoni ed Elisa, le cui voci doppiano anche nel parlato i personaggi principali, Simba e Nala (il risultato è buono, oltre le aspettative). Più consolidate nell’ambito del doppiaggio, invece, le voci di Mufasa (Luca Ward) e di Scar (Massimo Popolizio) i quali, ricordiamo, hanno sostituito gli originali  Vittorio Gassman e Tullio Solenghi. Altrettanto bravi e divertenti  Edoardo Leo e Stefano Fresi, che hanno animato i simpatici Timon e Pumba. 

Nel complesso, Il Re Leone è uno spettacolo emozionante a livello visivo, capace di immergerti a livello naturalistico come nessun’altro film live-action era riuscito a fare. Allo stesso tempo, tuttavia, il problema della dilatazione dei tempi e l’allestimento dei numeri musicali che di natura non possono essere realistici gli fanno perdere tutta la forza fantastica e visionaria che aveva l’animazione a mano libera e che tanto ci ha fatto affezionare all’originale di 25 anni fa. 

Il Re Leone vi aspetta nei cinema italiani a partire dal 21 agosto