L’uscita di Avengers: Endgame si avvicina sempre di più e i fan non stanno più nella pelle. Con l’occasione abbiamo deciso di intervistare Angelo Maggi, una delle voci italiane protagoniste, nonché doppiatore del veterano supereroe e Vendicatore, Tony Stark/Iron Man. 

Oltre ad averci parlato di Avengers, Angelo ci ha raccontato della sua carriera da attore-doppiatore (ve lo ricordate il Marchesino Pucci a Sapore di Mare?), dei suoi ruoli più significativi (è stato ed è tuttora la voce di ‘personaggioni’ quali Tom Hanks, Bruce Willis, John Turturro e tanti altri) e, infine, dei suoi progetti futuri. Buona lettura!

Com’è iniziata la tua carriera da doppiatore e attore?Comincerei col dire che secondo me il mestiere del doppiatore non esiste. Io ho cominciato a lavorare come attore a 22 anni, quando vinsi il provino per fare il protagonista di uno spettacolo teatrale con Vittorio Gassman. Lì cambiò la mia vita: mi stavo laureando in biologia e parallelamente mi si aprì la porta della recitazione. Ho avuto modo di fare una gavetta molto importante a teatro con attori di prestigio, come Giorgio Albertazzi, Vittorio Caprioli, Mario Carotenuto e altri. In seguito sono arrivate anche alcune esperienze di cinema, non memorabili magari, ma tra queste c’è stato anche un cult come Sapore di Mare. Pensate che la prima volta che entrai in una sala di doppiaggio fu proprio per doppiare me stesso in Sapore di Mare. 

Che ricordo hai di quell’esperienza e del tuo personaggio, il Marchesino Pucci?

È stato il mio approccio col cinema, un’esperienza divertentissima, girata nell’estate del 1982, poi proseguita con le riprese del secondo capitolo nel 1983. Eravamo a Fregene con una compagnia di amici straordinaria, da Christina De Sica, Isabella Ferrari, Massimo Ciavarro. Io piccolino e timido alle prime armi, ma siamo diventati amici e tuttora sono rimasto in contatto con alcuni, ad esempio Anna Pettinelli e soprattutto Francesca Ventura, la quale aveva debuttato con me nello spettacolo teatrale con Gassman. Comunque ho un ricordo di estrema tenerezza e divertimento, due estati di spensieratezza degli anni ’80. 




Che emozioni hai provato la prima volta che hai doppiato in sala? 

Come dicevo, la mia prima volta è stata per doppiare me stesso. Da lì nacque un amore impressionante per questo lavoro. Rimasi colpito soprattutto dal buio, mi sorprendevo che si dovesse lavorare con l’oscurità. Mi sono subito appassionato, anche grazie ad una grande direttrice del doppiaggio, Fede Arnaud. Quando ormai avevo più o meno 35 anni, mi si assegnarono le prime grandi star americane, tra cui  Hugh Grant in Notting Hill, poi Bruce Willis ne Il Sesto Senso e Tom Hanks in Cast Away. Tutti attori che poi avrei ridoppiato tante volte, soprattutto Tom Hanks. 

Il teatro e il doppiaggio sono dunque i tuoi due amori professionali. 

Il doppiaggio è una specializzazione del mestiere dell’attore, io l’ho amato molto, continuo ad amarlo tuttora e li porto parallelamente avanti entrambi, tanto da aver unito questi due amori in uno spettacolo dove porto il doppiaggio in teatro: Il Doppiattore – La voce oltre il buio. Si tratta di uno spettacolo a cui sono molto affezionato, che porto in scena da 4 anni. Il mio desiderio sarebbe riuscire ad ‘evadere’ i confini della capitale e portarlo in altre parti d’Italia, e infatti vi dico anticipatamente che ad ottobre arriveremo anche a Milano per la prima volta. 

Come è stata la tua esperienza nel doppiare il Commissario Winchester dei Simpsons?

Sono 30 anni che lo doppio, una fetta di vita praticamente. È entrato nel mio essere, mi ritrovo a parlare come lui a volte perché ha un origine napoletana come la mia, dato che mio nonno è partenopeo, e questo mi ha aiutato nel trovare la sua voce più adatta. Ho preso anche molto spunto da Eduardo De Filippo, che tra l’altro è stato un mio insegnante. Comunque sono molto affezionato ai Simpsons, sono contento che tra qualche giorno inizieremo a doppiare la 30° stagione.




Dieci anni fa hai prestato la voce per la prima volta a Robert Downey Jr e forse è un ciclo che sta per chiudersi. Ti mancherebbe il suo personaggio?

Un genio miliardario playboy filantropo… (cit) Cosa potrebbe non mancarmi? Sono felicissimo di essermi confrontato con lui per un’ulteriore volta in questo capitolo finale degli Avengers. Robert è un attore straordinario, che dà a questo personaggio una certa ironia, e la mia difficoltà nel corso degli anni è stata proprio stargli dietro da un punto di vista vocale, seguire la sua rapidità di dizione per tentare di dare una scioltezza ai suoi modi di parlare, ma sono stato felice di averla affrontata. Non vedo l’ora anche io di vedere questo film, dato che noi doppiatori guardiamo sempre tutto a pezzi, nelle versioni preliminari addirittura in bianco e nero con lo schermo pieno di scritte.

Vai a vedere i tuoi film doppiati al cinema?

Sì, cerco di andare sempre con i miei figli, mia moglie e gli amici, è un occasione per stare insieme. Ed è quello che farò anche con Avengers: Endgame.

È cambiata la modalità di doppiaggio nel corso degli anni rispetto al primo Iron Man?

Direi di no, la modalità è sempre quella della colonna separata, uno alla volta. Noi doppiatori ci incontriamo praticamente solo nei corridoi, tra un turno e un altro. Il direttore del doppiaggio, Marco Guadagno ha scelto me fin da subito come voce, senza nemmeno il bisogno che facessi i provini. Una cosa abbastanza singolare, perché anche oggi continuiamo a far provini su qualsiasi cosa, come ad esempio ho dovuto fare di recente per Il Nome della Rosa con John Turturro. Quindi fui scelto da Marco, che ringrazio ancora. Con lui è sempre bello lavorare, è creativo e abbiamo una bella intesa come team tutti insieme. 

A quale attore sei particolarmente legato? Hai avuto l’opportunità di incontrarne qualcuno di persona? 

Legato ovviamente a quelli di cui abbiamo parlato prima, Tom Hanks e Robert Downey Jr. su tutti. Vi dirò che però sono estremamente contento di aver prestato la voce a Steve Coogan nel film che uscirà a maggio Stanlio e OlioC’è molta attesa per 

Per quanto riguarda gli incontri, ho conosciuto Tom Hanks e sono felice che abbia fatto degli apprezzamenti su di me. L’ho incontrato a Venezia nel 2004 quando presentava The Terminal, il film in cui parla con un divertente accento caucasico. Eravamo ad una cena di gala e ci hanno presentato i distributori della Universal, che prima distribuiva in Italia la Dreamworks, e con una battuta scherzosa gli ho detto “Ciao Tom, sono la tua voce italiana di quando lavori con la Dreamworks con il tuo amico Steven Spielberg, ti prego lavora sempre con questa casa così lavoro pure io…”. Pensate che durante il doppiaggio de “Il Ponte delle Spie” mi beccai una brutta bronchite e siccome anche il suo personaggio recitava affetto da un’influenza, tutti i versi in cui starnutisco e tossisco sono risultati talmente reali e autentici da essere stati scelti anche nelle edizioni doppiate in Francia o negli altri stati.

Ci racconti la tua esperienza con Gary Oldman ne Il Cavaliere Oscuro e Denzel Washington in Hurricane?

In Hurricane presto la voce per la prima volta a Denzel Washington che di solito è doppiato dal grande Francesco Pannofino. Sono rimasto legato a quel film e molto impressionato da come il personaggio di Denzel Washington scinda la sua personalità in tre parti. Gary Oldman l’ho doppiato anche altre volte e ricordo che il film è stato straordinario. Può capitare che talvolta ci passiamo i personaggi tra noi doppiatori, com’è successo con il personaggio di Oldman in Batman, che nel primo era doppiato da Massimo Venturiello. Comunque c’è sempre molto rispetto e fiducia, perché in Italia caschi bene con qualsiasi doppiatore.




Quali sono i tuoi progetti futuri?

Oltre al mio spettacolo IL DOPPIATTORE che sarà a Milano la prossima stagione, in questi ultimi anni sto riprendendo il mio amore per la musica: da due anni è stata fondata la IRON BAND, con la quale canto cover di musica cantautoriale italiana insieme al mio amico Massimo De Santis. Un altro progetto a cui tengo tantissimo è un triplo cd che si chiama IO TI AMO, con volume allegato, ci sono sono poesie d’amore di Prévert, Neruda e  Lorca recitate da me Luca Ward, Christian Iansante, Giuppy Izzo e Chiara Colizzi. Uscirà tra un mesetto, e per l’occasione io farò un recital di poesie d’amore che ho chiamato “Questo Amore” dove ci saranno anche 12 canzoni melodiche italiane, tra cui cover di alcuni pezzi di autori che ho amato tantissimo. 

 

Ringraziamo di cuore Angelo Maggi per la bella chiacchierata, facendogli un grande in bocca al lupo per i suoi progetti! Non perdetevi il suo spettacolo teatrale e per qualsiasi informazione vi rimandiamo al suo sito ufficiale, che potete visitare QUA.